Sclerosi multipla, nuovi dati su Cladribina

L’efficacia del farmaco in compresse

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Nel trattamento della sclerosi multipla recidivante remittente (Smrr), la Cladribina si dimostra un’efficace opzione farmacologica.
Lo confermano i dati resi pubblici dall’azienda farmaceutica Merck nel corso del Congresso ECTRIMS/ACTRIMS di Parigi.
Un’analisi post hoc condotta in sottogruppi con elevata attività di malattia dello studio CLARITY 2 anni ha confermato che, rispetto al placebo, Cladribina Compresse ha aumentato in modo significativo (43,7% vs 9%) la percentuale di pazienti con nessuna evidenza di attività di malattia (NEDA, no evidence of disease activity).
Questa analisi è coerente con i risultati riscontrati nella più ampia popolazione dello studio CLARITY e supportano ulteriormente l’efficacia di Cladribina Compresse nel trattamento della MS recidivante.

Sclerosi multipla, Teriflunomide dà speranza

Nuovi dati suggeriscono un rallentamento della malattia

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Sono disponibili nuovi dati clinici sul farmaco Teriflunomide per la cura della sclerosi multipla. Lo ha reso noto la casa farmaceutica che ha sviluppato il farmaco, Sanofi.
I dati suggeriscono come il rallentamento dell’atrofia cerebrale (perdita di volume della materia grigia corticale) ottenuto con Teriflunomide si associ a un ritardo nella conversione a sclerosi multipla clinicamente definita.
Sono i dati dello studio di fase 3 TOPIC in pazienti con un primo episodio clinico suggestivo di sclerosi multipla e includono i risultati dei pazienti trattati per due anni nello studio principale (studio core) e per i successivi quattro anni nella sua fase di estensione. Questi risultati, derivati da un’analisi post hoc dello studio TOPIC, sono stati presentati nel corso del 7° Congresso ECTRIMS/ACTRIMS in corso a Parigi.

Ictus, la dieta mediterranea potrebbe favorirlo

Il consumo di sale è l’imputato principale

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Regime dietetico di certo salutare nel complesso, la dieta mediterranea tuttavia potrebbe favorire nello specifico l’insorgenza dell’ictus.
A dirlo è Simona Giampaoli del Dipartimento Malattie Cardiovascolari dell’Istituto Superiore di Sanità. In Italia il rischio di ictus è più alto della media dei paesi occidentali. Questo essenzialmente per due motivi: il primo è legato al tasso di sopravvivenza più elevato rispetto ad altri paesi, l’altro al regime alimentare più diffuso nel nostro paese, la dieta mediterranea appunto.
Spiega la dott.ssa Giampaoli: «Si tratta di una dieta caratterizzata da un elevato consumo di sale, fattore non indifferente nello sviluppo di ipertensione arteriosa, di malattie cardio-cerebrovascolari, di patologie renali, di tumori del tubo digerente, di osteoporosi».
In realtà, la struttura complessiva della dieta mediterranea è positiva.

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Massa magra: 6 errori da evitare per vedere risultati

Ricapitolando: vai in palestra tutti i giorni, e sei ad un punto in cui ormai dovresti vedere i tanto agognati risultati ma niente, le braccia non acquistano definizione, il tuo lato B fatica a sollevarsi. Cosa stai sbagliando. Potresti iniziare ad esempio con l’utilizzare carichi più pesanti, aumentare le ripetizioni oppure inserire più movimenti composti nella tua routine.

Ecco però i 6 errori da evitare per vedere i risultati

Ti affidi ai soliti esercizi di sempre

Tutte amiamo gli squat, gli affondi, e via discorrendo ma è ora di movimentare un po’ le cose. In effetti ripetendo sempre gli stessi movimenti, non darai tempo ai muscoli di ripararsi. Inoltre il corpo facilmente si adatta ai movimenti. Variare l’allenamento e tenere i muscoli sull’attenti può essere un modo per aumentare la massa magra.

Sollevi sempre gli stessi carichi

Se sei affezionata ai pesetti da 2-3 kg, e ora di metterli da parte. Aumentare i carichi permette la costruzione di massa muscolare e un aumento della forza. Per capire quando è il momento di aumentare i pesi, leggi qui.

Esegui sempre lo stesso numero di ripetizioni

Non sempre la soluzione è sollevare carichi più pesanti. Se vuoi aumentare al forza muscolare, aumentare il numero di ripetizioni può essere ugualmente efficace. L’importante è seguire il criterio per cui i muscoli devono sentirsi affaticati a fine esercizio.

Ti focalizzi troppo sull’allenamento degli addominali

Dedicare alcune sessioni all’allenamento degli addominali, è ok. Ma uccidersi di crunch per tentare di fare uscire la “tartaruga” non è il modo migliore pr costruire un addome forte. Come fare allora? eseguire movimenti composti come ad esempio il kettlebel swing, oppure gli stacchi.

Hai troppe sessioni di cardio in programma

Il cardio è fantastico quando si tratta di bruciare calorie. Ma per costruire forza e raggiungere un buon livello di definizione, che renda giustizia ai tuoi duri allenamenti in palestra, devi aumentare le sessioni di resistenza muscolare e abbandonare quelle estenuanti e lunghissime corse sul tappeto. Prova quindi l’allenamento HIIT 2-3 volte a settimana.

Non modifichi l’intensità dei tuoi allenamenti

Secondo uno studio aumentare l’intensità durante l’esecuzione di movimenti come gli stacchi o il bench press può portare ad impegnare più fibre muscolari e quindi aiutarti a raggiungere il tuo obiettivo di aumentare la massa magra.

Il pianto del bimbo “accende” la mamma

La risposta materna è universale

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Un bambino piange, la mamma lo prende in braccio e comincia a parlargli con dolcezza. Non importa dove vi troviate, in tutto il mondo la risposta materna al pianto del proprio bimbo è la medesima.
Lo afferma uno studio dei National Institutes of Health pubblicato su Pnas da Diane Putnick e Marc Bornstein. I ricercatori hanno messo a confronto le reazioni di centinaia di donne di 11 paesi diversi, mettendo in luce le basi neurobiologiche della risposta materna allo stress infantile.
Il pianto del bambino accende un’area del cervello della madre associata al concetto di “prendersi cura” e a quello di muoversi e parlare.
Il comportamento di 684 madri di bambini di 5 mesi ha portato alla luce in maniera scientifica quello che si poteva supporre empiricamente.

Tecnica Crispr modificata, ora può correggere l’Rna

Perfezionamento della tecnica apre a nuove possibilità terapeutiche

La tecnica di manipolazione genetica Crispr ottiene un aggiornamento significativo che la rende molto più appetibile in prospettiva per la messa a punto di nuove soluzioni terapeutiche.
A descrivere i progressi della procedura sono due studi di scienziati del Broad Institute presso il Massachusetts Institute of Technology coordinati da David Liu e David Cox e pubblicati su Nature e Science.
«Abbiamo sviluppato una nuova classe di correttori», sintetizza il prof. Liu, sottolineando come Crispr ora sia molto più precisa e in grado di cancellare gli errori della molecola che consente di tradurre il Dna, ovvero l’Rna.
I correttori sono macchine molecolari che permettono di riorganizzare ciascuna delle quattro lettere che, combinate tra loro, scrivono i geni (A per adenina, C per citosina, T per timina e G per guanina).

Ocrelizumab, nuovo farmaco per la sclerosi multipla

L’efficacia di Ocrelizumab e del suo meccanismo d’azione

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Sono disponibili nuovi dati riguardanti Ocrelizumab per il trattamento della sclerosi multipla. Roche li ha presentati durante il VII Congresso Congiunto dei Comitati Europeo e Americano per la Terapia e la Ricerca sulla Sclerosi Multipla (ECTRIMS-ACTRIMS) in corso a Parigi.
I risultati mostrano l’avanzamento delle conoscenze mediche sull’attività subclinica della malattia e sulla progressione della disabilità nelle forme recidivanti e progressive di sclerosi multipla, con la scoperta di nuovi endpoint emergenti e un monitoraggio di precisione.
Un’analisi post-hoc ha mostrato che Ocrelizumab ha significativamente ridotto rispetto a interferone beta-1a la percentuale di soggetti con sclerosi multipla recidivante che presentano una Progressione della disabilità non legata alle ricadute (PIRA – Progression Independent of Relapse Activity).

Gli altri farmaci ci sono qui

Guida ai carboidrati: distinzioni e caratteristiche

Gli alimenti che generalmente classifichiamo come carboidrati sono pane, pasta, riso e patate. A chiunque si chieda cosa sono i carboidrati risponderà questi quattro tipi di alimenti. Ma, in realtà, i carboidrati si trovano in tantissimi altri alimenti, sono solo di tipi diversi con diversa composizione e con diversa nomenclatura. Facciamo una prima distinzione: i carboidrati prima di tutto si dividono in semplici e complessi:

I carboidrati semplici, gli zuccheri, comprendono i monosaccaridi, come il glucosio, il fruttosio, contenuto nella frutta ed il galattosio, ed i disaccaridi, di cui il saccarosio o zucchero da tavola è il più conosciuto ed è formato da glucosio+ fruttosio, poi abbiamo il maltosio (glucosio+ glucosio) ed il lattosio (galattosio+ glucosio).

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Gli zuccheri semplici sono presenti naturalmente in alcuni alimenti, come il fruttosio nella frutta appunto, ma li possiamo trovare anche in forma raffinata, utilizzati come tali (saccarosio) o incorporati in cibi e bevande (zucchero, sciroppo di glucosio a contenuto variabile di fruttosio), per aumentarne la dolcezza. Questi carboidrati sono assorbiti in maniera rapida dall’organismo, poiché essendo molecole “semplici” non necessitano di degradazione per cui non richiedono grandi attività metaboliche, e per questo motivo sono considerati Energia di pronto utilizzo. I carboidrati complessi sono invece formati da più di 2 unità di monosaccaridi, definiti perciò polisaccaridi, tutti formati da più unità di glucosio e per questo richiedono un lavoro digestivo più impegnativo per essere assorbiti.

Sono rappresentati essenzialmente dall’amido, presente soprattutto nei cereali ed i tutti i suoi derivati (pane, pasta, pizza) nei legumi secchi e nei tuberi come le patate, la manioca, la zucca o il mais, ma non solo, sono carboidrati anche le fibre alimentari, ovvero carboidrati che resistono alla digestione enzimatica intestinale, anche se una parte è fermentata dalla flora batterica intestinale e quindi assorbita, vengono perciò definiti carboidrati non disponibili o non digeribili e per questo non sono veramente importanti dal punto di vista calorico.

Le fibre si trovano in diverse forme solo nei vegetali (cellulosa, pectina, lignina, resina gommosa ecc.) quindi negli ortaggi, nei legumi freschi e nella frutta, e non essendo digeribili, hanno la funzione di facilitare il transito intestinale e il raggiungimento del senso di sazietà. La nostra dieta mediterranea rifacendosi ai LARN (Livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana) ci dice che il 45-60 % della nostra alimentazione dovrebbe essere composta da carboidrati prediligendo fonti alimentari amidacee a basso Indice Glicemico, di questa percentuale MENO DEL 15% dovrebbe essere composto da zuccheri semplici limitando l’uso di alimenti e bevande formulati con fruttosio e sciroppi di mais ad alto contenuto di fruttosio.

Inoltre i LARN consigliano negli adulti un’assunzione di circa 25 g al giorno di fibra alimentare (su una dieta di almeno 2000 kcal) preferendo alimenti naturalmente ricchi in fibra alimentare quali cereali integrali, legumi, frutta e verdura.
Le percentuali ovviamente cambiano in base al soggetto, in base al risultato che si vuole ottenere ed in base alla risposta sul senso di sazietà.

Di base non sono i carboidrati che fanno ingrassare, è un eccesso degli stessi, poiché è molto facile eccedere essendo alimenti spesso disidratati e quindi “ingombrano” meno: 200 gr di pasta non saziano come 200 gr di carne e questo è un dato di fatto. Perciò dobbiamo eliminarli? NO, dobbiamo essere consapevoli di quello che mangiamo e di quanto ne mangiamo: una persona sedentaria dovrà ridurre le quantità di carboidrati ingerite durante la giornata, al contrario una persona attiva potrà aumentarli sulla base della propria attività senza ingrassare.

Inoltre, anche nelle diete chetogeniche, che di base non prevedono l’utilizzo di alimenti glucidici, seguite per brevi periodi di tempo, alimenti come la zucca, i broccoli e le verdure in generale sono concesse, in quanto è stato dimostrato come i risultati siano migliori quando vengono assunte buone quantità di fibra nella dieta giornaliera accanto a pasti a base di proteine. La giusta quantità di carboidrati varia quindi da persona a persona, ma in generale la qualità degli alimenti che ingeriamo fa la differenza. Preferiamo alimenti glucidici contenti una buona quantità di fibre alimentare come i gli alimenti integrali, poiché agiranno non solo migliorando la sensibilità insulinica, ma anche sull’assetto ormonale aiutando la leptina e gli ormoni tiroidei a funzionare correttamente.

La leptina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo che agisce, in parole povere, sul senso di sazietà, inviando al cervello il segnale che si è sazi dopo un pasto e nei soggetti obesi con molto tessuto adiposo, si sviluppa una condizione di resistenza alla leptina. Per stimolare il funzionamento di questo ormone possiamo seguire alcune buone abitudini come iniziare a fare attività fisica (anche un solo chilo di tessuto adiposo perso, riuscirà a migliorare il funzionamento della leptina), fare piccoli pasti regolari, evitare cibi troppo zuccherati ed industriali e preferire invece alimenti con un buon contenuto di fibre e qualitativamente migliori.

Torna l’ora solare, pregi e difetti per il nostro organismo

Piccoli disagi ma anche vantaggi per la salute

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Insonnia, inappetenza, spossatezza, fatica nella concentrazione e flessione del tono dell’umore. Invece di permettere un maggior riposo, grazie allo spostamento delle lancette un’ora indietro alle 3 del mattino, il cambio dell’ora in programma durante la notte fra sabato 28 e domenica 29 ottobre porterà oltre 12 milioni di italiani a soffrire notevoli disagi dal punto di vista del benessere fisico ed emotivo.
I sessanta minuti di sonno in più saranno quindi deleteri per la salute degli italiani e gli effetti negativi colpiranno i “gufi”, le persone che prediligono coricarsi alle ore piccole, e soprattutto le “allodole”, che amano godersi le prime ore di luce del giorno.

Sport d’autunno, occhio ai funghi

I consigli di Assosalute per prevenire e affrontare le micosi

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L’arrivo della stagione autunnale non può e non deve essere un limite alle sane abitudini e all’esercizio fisico.
Si riscoprono e ci vengono in aiuto le palestre e le piscine. Un’ottima “frequentazione” che ci aiuta non solo a mantenerci in forma ma anche a combattere lo stress.
Ma attenzione ai funghi: ambienti chiusi e riscaldati, come palestre o piscine, uniti a spogliatoi caldi e umidi, creano le condizioni perché si sviluppino miceti (chiamati nel linguaggio comune funghi) ovvero microrganismi patogeni in grado di diffondersi su pelle, peli e unghie dando origine a infezioni dette appunto micosi.
Non fare la doccia in palestra a piedi nudi o non camminare a bordo piscina senza ciabatte sono corrette precauzioni non sufficienti da sole, quando si fa attività fisica, a mettere al sicuro dalla possibilità di sviluppare una micosi.