Peperoni ripieni di orzo, zucchine e salmone

Peperoni: contengono vitamina C, fibre, potassio e betacarotene.

Zucchine: povere di calorie, contengono folati, potassio, manganese e vitamina A.

Salmone: ricco di Omega3.

Orzo: quello integrale, è ricco di fibre, folati, fosforo e vitamine del gruppo B.

Cosa serveCOSA SERVE (per 2 persone)

 

2 peperoni

100 g di orzo

1 zucchina

Qualche fettina di salmone affumicato

Menta

Pepe

Sale

Olio e.v.o.

Come si preparaCOME SI PREPARA

 

Cuocere l’orzo in abbondante acqua salata. Nel frattempo, ammorbidire i peperoni (a vapore o in forno) e cuocere le zucchine tagliate a cubetti in una padella. Una volta pronti i peperoni, tagliare la calotta superiore e rimuovere i semi. In una terrina, condire l’orzo con le zucchine, il salmone, il pepe, l’olio e le foglioline di menta; riempire i peperoni con il tutto e… buon appetito!

Mal di testa, l’angioplastica può essere risolutiva

L’intervento che libera le giugulari migliora i sintomi

Sebbene sembri ormai accertata l’inutilità dell’angioplastica venosa per la cura della sclerosi multipla in base al cosiddetto metodo Zamboni, lo stesso intervento potrebbe rivelarsi molto utile per il trattamento della cefalea.

Lo afferma uno studio dell’Università di Catania e della Leeds Beckett University pubblicato su Plos One.

I ricercatori anglo-italiani hanno effettuato l’intervento di angioplastica venosa su 286 pazienti affetti da sclerosi multipla, verificando un miglioramento significativo nel grado di severità del mal di testa. Il miglioramento si è mantenuto stabile per tutta la durata dello studio, oltre 3 anni.

Studi precedenti – commenta Clive Beggs, professore di fisiologia applicata alla Leeds Beckett University – hanno chiaramente dimostrato che il mal di testa è collegato a un’elevata pressione nel sistema venoso cerebrale.

Sincope, meno analisi necessarie dopo lo svenimento

Obiettivo ridurre le indagini invasive

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La sincope, definita come una perdita transitoria di coscienza e comunemente chiamata svenimento, è una condizione molto frequente, si stima che una persona ogni tre ne sia affetta nel corso della propria vita.

Tra le sue cause ve ne sono alcune benigne e altre molto gravi come l’embolia polmonare, cioè la presenza di trombi nei vasi polmonari. Questa, se non riconosciuta e trattata, può portare a insufficienza respiratoria e a morte improvvisa in un terzo dei pazienti.

Uno studio coordinato da Giovanni Casazza e Nicola Montano dell’Università degli Studi di Milano, e da Giorgio Costantino della Fondazione Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, ha cercato di valutare l’entità del fenomeno di embolia polmonare nei pazienti con sincope. La ricerca è stata pubblicata su JAMA Internal Medicine, una delle più prestigiose riviste di medicina interna.

Le sigarette elettroniche danneggiano il Dna

Ma il rischio di cancro è comunque ridotto

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Niente da fare, neanche le sigarette elettroniche sono innocenti. Secondo uno studio pubblicato su Pnas dall’Università di New York, l’esposizione al fumo delle sigarette elettroniche ha effetti negativi sul Dna, modificando in particolare le cellule cardiache, dei polmoni e della vescica e aumentando il rischio di cancro.

Sarebbero soprattutto nicotina e nnk (chetone nicotina-derivato della nitrosammina) le sostanze imputate di questi effetti.

Nel complesso, le sigarette elettroniche hanno un numero di agenti cancerogeni inferiore rispetto alle sigarette tradizionali, ma gli “svapatori” non sono immuni dal rischio di cancro e sono comunque più esposti di chi non fuma al pericolo di insorgenza della malattia, in particolare cancro della vescica e dei polmoni.

Biopsia liquida efficace in caso di cancro al colon

Il livello di accuratezza appare elevato

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L’utilizzo della biopsia liquida si rivela davvero efficace soprattutto nel caso di diagnosi di cancro al colon-retto.

Lo rivela uno studio presentato nel corso del Gastrointestinal Cancers Symposium di San Francisco da un team del Linkou Chang Gung Memorial Hospital di Taipei.

Il gruppo guidato dal prof. Wen-Sy Tsai ha condotto uno studio prospettico atto a valutare un nuovo test per il conteggio delle cellule tumorali circolanti in un campione di sangue, allo scopo di rilevare il cancro del colon-retto.

La ricerca ha coinvolto 438 soggetti con adenoma, polipi o cancro al colon-retto di stadio da I a IV, e 182 soggetti di controllo.

Sono stati prelevati 2 ml di sangue intero periferico da ogni soggetto attraverso la piattaforma biomimetica CellMax (CMx).

I dati hanno indicato un’accuratezza complessiva dell’88% per tutte le fasi della malattia a carico del colon-retto.

La radiologia interventistica per i tumori epatici

Tre studi evidenziano incoraggianti risultati

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Oggi è possibile trattare i tumori epatici di maggiori dimensioni, multipli o localizzati in sedi “difficili” o tecnicamente complesse, grazie alle nuove tecniche di radiologia interventistica.

Queste terapie si affiancano e non si contrappongono agli altri possibili trattamenti chirurgici, chemioterapici e radioterapici, per la cura dei tumori. Si tratta di procedure combinate che si svolgono in un’unica seduta in cui si esegue la termoablazione e la chemio-embolizzazione arteriosa, cioè chemioterapia selettiva, seguita dall’occlusione del vaso che vascolarizza la lesione tumorale con grande efficacia e sicurezza.

Una terapia per l’Alfa Mannosidosi

Approvato Lamzede per la grave malattia genetica

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C’è una terapia per l’Alfa Mannosidosi, malattia genetica rara, progressiva e invalidante.
Il Gruppo Chiesi ha infatti annunciato che il CHMP (Committee for Human Medicinal Products) dell’EMA (European Medicines Agency) ha emesso parere positivo, raccomandando l’autorizzazione all’immissione in commercio di velmanase alfa, con il nome commerciale di Lamzede.

Lamzede è somministrato settimanalmente per via endovenosa per sostituire l’enzima malfunzionante o mancante che causa la malattia. L’opinione positiva del CHMP è stata emessa secondo la formula delle “circostanze eccezionali”, prevista dalla legislazione europea per il trattamento di disordini estremamente rari per i quali i tradizionali studi clinici su larga scala non sono eseguibili. Lamzede è stato studiato in 33 pazienti, sia bambini che adulti.

Secukinumab utile per la psoriasi

Superiore a Ustekinumab per la risoluzione delle lesioni cutanee

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Il farmaco secukinumab si conferma più efficace di ustekinumab nel trattamento dei pazienti affetti da psoriasi a placche.

Ad evidenziarlo è la casa farmaceutica che lo ha sviluppato, Novartis, che ha presentato i dati di uno studio che dimostra come il 66,5% e il 72,3% dei pazienti trattati con secukinumab abbiano rispettivamente soddisfatto gli endpoint co-primari PASI 90 e IGA mod 2011 0/1. Nei pazienti trattati con ustekinumab le stesse percentuali sono state del 47,9 e del 55,4.

Anche alla settimana 12 i pazienti del gruppo secukinumab hanno mostrato risposte PASI 100 significativamente maggiori rispetto a quelli trattati con l’ustekinumab (rispettivamente 38,1% vs 20,1%).

I dati sono stati presentati nel corso della Winter Clinical Dermatology Conference che si è tenuta alle Hawaii.

Finalmente una cura per la cheratite neurotrofica

La malattia rara e invalidante dell’occhio non è più orfana di trattamento

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Via libera in Italia al farmaco Cenegermin (Oxervate) per la cura della cheratite neurotrofica moderata o grave, una malattia rara e invalidante dell’occhio. Alla base ci sono decenni di ricerca nati dagli studi Rita Levi Montalcini che scoprì il nerve growth factor (Ngf).
Il principio attivo del farmaco è la versione ricombinante ottenuta in laboratorio dell’Ngf umano, sviluppata e messa a punto attraverso un processo produttivo biotecnologico originale di Dompé, che genera una proteina del tutto simile a quella naturalmente prodotta dal corpo umano.

Somministrato sotto forma di gocce oculari in pazienti con cheratite neurotrofica moderata o grave, questo collirio può aiutare a ripristinare i normali processi di guarigione dell’occhio e a riparare il danno della cornea.

Il virus dell’influenza utile contro il cancro del pancreas

Modificato geneticamente, può diventare un’arma contro il tumore

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Il cancro del pancreas è uno dei più ostici da curare, anche perché il più delle volte la diagnosi è tardiva.

Una recente ricerca della Queen Mary University di Londra ha svelato l’efficacia di un nuovo approccio terapeutico basato sulla manipolazione genetica del virus dell’influenza. Lo studio, pubblicato su Molecular Cancer Therapeutics, è firmato da Stella Man.

Oltre a nascondersi per tanto tempo, il cancro del pancreas è spesso resistente alle terapie convenzionali. I ricercatori inglesi hanno quindi tentato una strada diversa, modificando geneticamente il virus dell’influenza, che in tal modo aggredisce le cellule malate evitando danni a quelle sane.

Al virus viene associata una molecola in grado di “incollarsi” a una molecola che si trova sulla superficie delle cellule tumorali – alfa V beta 6 – ed è invece assente in quelle sane.