Ictus, scoperti nuovi geni coinvolti

22 fattori di rischio genetici forniscono nuovi target terapeutici

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Un team di scienziati del Glenn Biggs Institute per l’Alzheimer dello University of Texas Health Science Center di San Antonio ha scoperto 22 nuovi fattori di rischio genetici per l’ictus. I risultati sono apparsi su Nature Genetics.

Finora, erano noti meno di 10 fattori di rischio genetici, ma questo studio realizzato su vasta scala ha analizzato oltre mezzo milione di individui, dei quali 67mila hanno avuto un ictus.

I ricercatori americani hanno così scoperto 22 nuovi loci genetici collegati alla malattia. Sono state trovate variazioni genetiche condivise con malattie vascolari, (alta pressione e tromboembolia) e altre non associate a condizioni di salute che predispongono alla malattia.
“L’identificazione di regioni genetiche fortemente correlate all’ictus aumenterà i potenziali farmaci bersaglio”, commenta Sudha Seshadri, primo autore della ricerca.

Alzheimer, individuato un nuovo bersaglio

Si trova nella sostanza bianca cerebrale

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Uno studio italiano ha scoperto un nuovo possibile bersaglio terapeutico per il trattamento del morbo di Alzheimer.

L’Unità Malattie Neurodegenerative dell’Università di Milano, Centro Dino Ferrari, e della Fondazione Ca’ Granda IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, diretta dal prof. Elio Scarpini, ha infatti pubblicato uno studio sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry che dimostra una correlazione tra livelli di amiloide nel liquor e danno della sostanza bianca cerebrale in pazienti affetti da demenza di Alzheimer.

Con il termine “demenza” ci si riferisce alla perdita di funzioni cognitive, in particolare la memoria, talmente grave da interferire con la vita quotidiana. La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza.

Come mangiare a Pasqua senza compromettere la salute

Le raccomandazioni degli esperti

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Le festività pasquali sono alle porte e con loro anche i pasti consumati in compagnia di parenti e amici che a Pasqua e Pasquetta sono, di solito, abbondanti e costituiti, spesso, da pietanze elaborate e ricche di grassi.

Pasteggiare in compagnia fa certamente bene all’umore ma attenzione a non esagerare. Mangiare bene e con gusto, assaporando i sapori della tradizione, non significa necessariamente mettere alla prova stomaco e intestino.

Basta, infatti, qualche accortezza per godersi la tavola anche a Pasqua senza grosse rinunce, soprattutto per chi, con l’arrivo della primavera, ha già preso contromisure per rimettersi in forma. Come, infatti, rilevato da una recente indagine di ASSOSALUTE, Associazione Nazionale Farmaci di Automedicazione, per il 39,1% degli Italiani – e per quasi 1 donna su 2 – l’arrivo della bella stagione fa rima con prova costume.

Una proteina cancella il cancro del fegato

Lhpp disattiva la crescita incontrollata delle cellule

Una nuova speranza per i malati affetti da cancro del fegato. Uno studio del Salk Institute e dell’Università di Basilea ha scoperto l’effetto della proteina Lhpp sulle cellule cancerose che guidano lo sviluppo del tumore del fegato.

La proteina agisce come una sorta di interruttore molecolare, disattivando la crescita incontrollata delle cellule malate.

“Penso che abbiamo scoperto un nuovo meccanismo di controllo per le proteine cellulari che, una volta interrotto, potrebbe essere un driver per il cancro”, dice Tony Hunter del Salk Institute, autore dello studio pubblicato su Nature. “Una scoperta eccitante, perché offre la possibilità di nuove terapie o nuove metodiche per la diagnosi di un tumore fondamentalmente intrattabile, il cancro del fegato, e potenzialmente anche per altre neoplasie”.

Un’app per il Deficit di Glut1

Per la corretta gestione della dieta chetogena

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È stata ideata un’app per la gestione della dieta chetogena. L’app, che si chiama KETONET, è stata creata da un team di ricercatori del Politecnico di Milano guidati da Luciano Baresi con la collaborazione dell’Associazione italiana Glut1 e del Centro di Studi e Ricerche sulla Nutrizione umana e i disturbi del comportamento alimentare dell’Università di Pavia.

Si tratta di uno strumento per gestire questo tipo particolare di nutrizione, ad oggi l’unico trattamento conosciuto per il deficit di Glut1, una rarissima patologia neurologica. Lo strumento informatico supporterà le famiglie nella creazione dei pasti e semplificherà gli scambi di informazioni tra pazienti e medici.

L’app è stata oggi donata all’Associazione Italiana Glut1 onlus, che raccoglie i quaranta pazienti colpiti dalla patologia.

La dieta mediterranea fa bene al Dna

Effetto ringiovanente sul genoma umano

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La dieta mediterranea è di gran lunga la preferita da medici e ricercatori per via dell’equilibrio che la contraddistingue e dei benefici che assicura all’organismo.

Anche uno studio inglese conferma la bontà di questo approccio dietetico rivelando che uno degli effetti garantiti dalla dieta mediterranea è il rallentamento del processo di invecchiamento del Dna.

La scoperta è frutto del lavoro di scienziati dell’Università di Exeter che hanno seguito per 10 anni le condizioni di salute di 5.000 persone, arrivando alla conclusione che “chi segue la famosa dieta mediterranea aiuta il proprio Dna a restare giovane e sano”.

La chiave sta nei telomeri, la parte finale dei cromosomi il cui progressivo accorciamento è correlato all’invecchiamento cellulare e a diverse patologie.

Il punto debole del cancro

Nuova scoperta sulla struttura delle cellule cancerose

Un team di scienziati portoghesi ha scoperto un potenziale punto debole del cancro. Monica Bettencourt Dias e i suoi colleghi dell’Instituto Gulbenkian de Ciência di Oeiras hanno individuato all’interno delle cellule cancerose degli organelli chiamati centrioli. Il numero di queste strutture aumenta con l’aumentare dell’aggressività della neoplasia.

La scoperta, pubblicata su Nature Communications, potrebbe aprire la strada a nuovi approcci terapeutici nei confronti di una malattia che si caratterizza innanzitutto per la sua estrema varietà.

I centrioli sono 100 volte più piccoli della sezione trasversale di un capello e rappresentano il “cervello” delle cellule tumorali dal momento che svolgono ruoli fondamentali nella moltiplicazione, nel movimento e nella comunicazione cellulare.

Mangiare con lentezza fa dimagrire

Nesso fra la velocità di consumo dei cibi e il loro apporto calorico

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Pasqua in arrivo, allarme abbuffate in avvicinamento. Ma come aggirare l’ostacolo e godersi le prelibatezze che la tavola delle feste ci riserva? Assaporando il cibo invece di “divorarlo”, parola d’esperto! Mangiare con lentezza, infatti, non solo permette di gustare il cibo in maniera adeguata, ma permetterebbe anche una migliore masticazione, un conseguente aumento del senso di sazietà e quindi una riduzione dell’introito calorico.

È quanto hanno rilevato i ricercatori del Centro di Ricerca Nestlé (NRC) grazie a una serie di studi svolti in collaborazione con l’Università di Wageningen, nei Paesi Bassi, che hanno analizzato la correlazione tra le caratteristiche di un pasto, la velocità di masticazione del cibo, il senso di sazietà e, di conseguenza, l’assunzione di nutrienti e calorie.

I selfie cambiano la percezione della bellezza

Medicina estetica sempre più personalizzata

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Selfie, video e utilizzo dei social cambiano la percezione dell’invecchiamento. «I segni del tempo non sono più univoci, ma dipendono molto da come una persona si vede», premette Patrizia Gilardino, chirurgo plastico di Milano.

«Oltre ad essere un fenomeno sociale, il ricorso periodico e sempre maggiore alle fotografie sta cambiando la visione di noi stessi. Non più quei canoni in un certo modo stigmatizzati e che facevano riferimento a una certa attrice o modella, ma una bellezza su misura. Così si accettano rughe anche evidenti e profonde, e si preferisce intervenire su aspetti magari meno marcati che però vengono percepiti come peggiorativi del proprio aspetto».

Cosa cambia? «Innanzitutto si va a modificare il rapporto con il medico estetico», aggiunge Gilardino.

DOMS: 8 trucchi per evitare i dolori muscolari dopo l’allenamento

Sei sei un’assidua frequentatrice di palestra allora probabilmente hai sperimentato i dolori muscolari dopo l’allenamento anche noti come DOMS (Indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata). Vale la pena notare che non tutti hanno DOMS e alcune persone lo soffrono più di altri (tipo non sono in grado di sedersi in bagno dopo una pesante sessione di squat il giorno prima). Quindi non preoccuparti troppo se il giorno dopo sei ancora “capace di camminare”, non vuol dire che tu non abbia lavorato abbastanza e bene!


Ma se soffri dopo gli allenamenti, ecco 8 trucchi per evitare i Dolori muscolari dopo l’allenamento

1. Mangia le ciliegie

Le ciliegie contengono antocianine che combatteranno i radicali liberi prodotti nel corpo dopo l’esercizio e che fungono da agente antinfiammatorio per il corpo. Le ciliegie aumenteranno il flusso di ossigeno ai tuoi muscoli, annullando i potenziali DOMS. Prendine una piccola manciata al giorno prima dell’allenamento.

2. Cerca di dormire come un bambino

Una singola notte di privazione del sonno può portare ad un aumento del cortisolo, ormone dello stress che può ritardare il recupero dopo un allenamento. L’esercizio fisico favorisce un buon sonno, mentre smartphone e tablet con la loro “luce blu” che sopprimono la melatonina (l’ormone del sonno), quindi per migliorarne la qualità del sonno, un’ulteriore buona abitudine da prendere è l’abbandono di tutte le tecnologie due ore prima di andare a letto. Leggi anche sei pigra e vuoi curare la bellezza durante il sonno?

3. Assicurati di assumere micronutrienti.

Frullati proteici o barrette proteiche dopo la palestra? Bene, ma assicurati di assumere proteine ​​anche da altre fonti. I prodotti proteici trasformati, in particolare gli integratori proteici isolati, mancano di tutta una serie di nutrienti vitali che si trovano negli alimenti che contengono naturalmente proteine. Le fonti di proteine ​​naturali come le arachidi, ad esempio, contengono vitamina B3, B6 e B7, mentre il salmone contiene omega-3, lo yogurt contiene il calcio. Sì, gli integratori proteici sono più comodi, ma prenderti un po’ di tempo per scegliere fonti proteiche naturali aumenterà il recupero a causa del profilo nutrizionale generale del pasto e delle proprietà salutari aggiuntive.


4. Mangiare cibi ricchi di magnesio

Il corpo utilizza il magnesio per le contrazioni muscolari. L’inclusione di cibi nella tua dieta, come verdure a foglia verde scure, arachidi, yogurt e banane contribuirà a ridurre l’accumulo di acido lattico, che è prodotto da un intenso esercizio fisico e da allenamenti intensi. Il vantaggio di ridurre l’accumulo di acido lattico è che il tuo corpo si riprenderà molto più velocemente, senza sentire dolori pazzeschi dopo l’allenamento!