Alzheimer, farmaci per l’Hiv potrebbero funzionare

Coinvolto l’enzima trascrittasi inversa, lo stesso del virus

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Alcuni errori di trascrizione di un gene a opera dell’enzima trascrittasi inversa potrebbero essere alla base dei meccanismi di insorgenza dell’Alzheimer.

A rivelarlo è una ricerca pubblicata su Nature da un team del Sanford Burnham Prebys Medical Discovery Institute di San Diego guidato da Jerold Chun.

L’aspetto più interessante della ricerca è che ha per oggetto lo stesso enzima divenuto un target per il trattamento del virus Hiv. Ne consegue che un uso off-label (vale a dire fuori dalle indicazioni originarie di un farmaco) potrebbe rappresentare un nuovo possibile approccio terapeutico per questa malattia.

Dall’analisi emerge una teoria per la quale l’Alzheimer potrebbe essere una malattia su base genetica, ma al tempo stesso non ereditaria.

Artrite Psoriasica, 6 malattie in una

La forma oligoarticolare è ancora poco conosciuta

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L’Artrite Psoriasica è una malattia che si presenta in realtà in 6 manifestazioni cliniche diverse. Coinvolge infatti diverse parti del corpo, sia a livello di articolazioni sia di cute.

“Con le sue 6 manifestazioni cliniche, l’Artrite Psoriasica è una patologia molto complessa da diagnosticare e curare. Il coinvolgimento di diversi domini, che può presentarsi in modo eterogeneo nei pazienti affetti da PsA, rappresenta un aspetto fondamentale e spesso critico nella pratica clinica – spiega il Prof. Antonio Marchesoni, Dipartimento di Reumatologia, Centro Specialistico Ortopedico Traumatologico Gaetano Pini – CTO, Responsabile UO Artriti Croniche Sieronegative – Tra gli unmet need (esigenze mediche non soddisfatte, ndr) della gestione della patologia, emergono come prioritarie l’esigenza di una diagnosi corretta in fase precoce di malattia e la personalizzazione della terapia”.

Cos’è il carb cycling e quando provarlo

Cos’è il carb cycling e quando provarlo.
 I concetti di nutrizione sportiva, ricomposizione corporea e per l’appunto “carb cycling” (o “ciclizzazione” dei carboidrati) che un tempo erano riservati agli atleti e ai bodybuilder d’elite iniziano ad interessare anche gli sportivi amatoriali e possono sicuramente fornire una spinta utile quando stai cercando di raggiungere un obiettivo specifico.

Cos’è il Carb Cycling e cosa significa?

“Non esiste una definizione formale per la “ciclizzazione dei carboidrati”, ma il principio di base è che si modifica l’assunzione di carboidrati in base alle diverse esigenze durante la settimana, il timing e la quantità di carboidrati consumati durante ogni fase variano a seconda della persona e dell’allenamento svolto.

Viene spesso utilizzato da body builder di alto livello soprattutto nei mesi che precedono le gare, ed in generale, il carb cycling ruota intorno al programma di allenamento di una persona. Più è duro e soprattutto intenso l’allenamento, più carboidrati dovranno consumare, mentre nei giorni in cui sono meno attivi ci sarà un regime di low carb; i cicli variano quindi da giorni di alto apporto di carboidrati, medio e basso.

La logica alla base di questo approccio nutrizionale è che quando il corpo riceve meno carboidrati, tenderà a far prevalere il grasso come fonte primaria di energia andando ad attingere alle riserve, ciò risulta utile nella gestione del peso, ma soprattutto e più importate, nella ricomposizione corporea con perdita di grasso e successiva conservazione di glicogeno con la reintroduzione successiva dei carboidrati. Essendo i carboidrati la fonte primaria di energia del nostro corpo, è possibile utilizzarli in maniera più efficiente in base ai propri allenamenti ottenendo risultati positivi non solo puramente estetici, ma anche in termini di prestazioni.

Ci sono due gruppi principali di persone a cui può essere utile la ciclizzazione dei carboidrati: atleti di resistenza e persone attive come gli sportivi non agonisti.

Per gli atleti di sport di resistenza come ad esempio il nuoto, la corsa o il ciclismo, si suggeriscono variazioni di introduzione di carboidrati prendendo in considerazione i volumi di allenamento che cambiano durante la stagione pre-agonistica e agonistica. Potrebbe essere utile in questi casi abbassare l’assunzione di carboidrati durante la fase pre-agonistica (quindi ad esempio nella preparazione di una maratona o un triathlon) e reintrodurre una quantità più elevata prima della fase agonistica in modo da aumentare le riserve di glicogeno muscolare nel momento in cui sarà più utile. Leggi anche Guida ai carboidrati: distinzioni e caratteristiche

Per le persone mediamente attive, gli sportivi non agonisti, parliamo più di un concetto di controllo di peso o perdita di grasso corporeo, per questo probabilmente al momento le diete chetogeniche sono le più popolari. Sappiamo però che i carboidrati sono il carburante predominante per i muscoli durante l’esercizio ad alta intensità, e consumare carboidrati prima e dopo una dura sessione di allenamento è fondamentale per ottenere il massimo da esso ed è qui che entra in gioco il timing, ovvero quando introdurre i carboidrati per ottenere i risultati sperati sia in termini fisici che di prestazioni. Leggi anche Cosa aspettarsi quando s’intraprende una dieta chetogenica

Scoperto l’interruttore che attiva la formazione dei muscoli

Possibili nuove terapie per la distrofia di Duchenne

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Durante lo sviluppo embrionale – o nel corso della vita adulta, ogni volta che occorre riparare un danno ai muscoli – le cellule staminali muscolari si moltiplicano, si fondono tra loro e differenziano per formare le fibre necessarie a rigenerare il tessuto.

Uno studio pubblicato oggi su Nature Communications riporta la scoperta del primo interruttore molecolare che regola questo processo, il cui malfunzionamento è coinvolto in molte malattie, tra cui la distrofia muscolare di Duchenne (DMD).

La ricerca è firmata dal gruppo di Davide Gabellini, dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, e apre la strada alla messa a punto di nuove strategie terapeutiche che agiscano proprio su questo interruttore per facilitare il processo rigenerativo.

Latte d’asina per i neonati prematuri

Fortifica e riduce i casi di intolleranza

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Il latte umano è il nostro primo alimento, anche per i prematuri, che in Italia sono più del 6% di tutti i nati.

Oltre 30.000 l’anno, di cui 5.000 sotto i 1.500 grammi di peso. Tuttavia, dati i particolari fabbisogni nutrizionali, questo alimento deve essere fortificato con nutrienti, soprattutto proteine da latte vaccino, spesso mal tollerati dal fragile intestino dei bimbi nati pre-termine, ai quali causa vomito e distensioni addominali.

Una risposta a questi problemi arriva da uno studio che dimostra come i segni di intolleranza alimentare siano più che dimezzati con l’uso del latte d’asina. La ricerca, che ha coinvolto 156 nati pre-termine, è stata condotta dai ricercatori dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Cnr di Torino (Cnr-Ispa) e dall’equipe di Terapia intensiva neonatale universitaria dell’ospedale Sant’Anna della Città della Salute di Torino.

5 cose da fare in palestra e ottenere il massimo dal tuo abbonamento annuale

5 cose da fare in palestra e ottenere il massimo dal tuo abbonamento annuale. Quanti di voi hanno pagato l’abbonamento annuale in palestra e poi non ne hanno mai di fatto usufruito? Non vogliamo nomi e cognomi, però riusciamo a darvi ben 10 motivi per cui se sei tra queste persone potresti sfruttare al massimo i soldi spesi.

5 cose da fare in palestra e ottenere il massimo dal tuo abbonamento annuale

Potresti utilizzare pesi più pesanti. Rispetto all’allenamento a casa, dove di certo difficilmente potrai usufruire di una gamma completa di pesi, la palestra può senz’altro venirti incontro. Inoltre ti ricordiamo che utilizzare carichi pesanti ti permette di sfruttare le fibre veloci che sono fondamentali per muoversi velocemente, sollevare oggetti pesanti, rinforzare al colonna vertebrale e la sua stabilità. E se la tua paura è quella di diventare Hulk, chiaramente è del tutto infondata: le donne non avendo molta concentrazione di testosterone, difficilmente si trasformeranno nel gigante verde.

Potresti allenare meglio la parte superiore del corpo durante le sessioni di cardio. Se sei una fan di tapis roulant, bike o step, sappi che utilizzando questi attrezzi non stai bruciando tutte le calorie che potresti. Aggiungere dei movimenti che coinvolgono anche la parte superiore del corpo, ti permette di bruciare più calorie ed essere più allenata a 360°. L’ellittica senz’altro ti permette di raggiungere l’obiettivo. Oppure sfruttando l’allenamento ad intervalli, potresti alternare allenamento della parte superiore del corpo con quello della parte inferiore.

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Riusciresti ad avere un piano coerente, per raggiungere i tuoi obiettivi. A seconda di quali siano i motivi per cui ti iscrivi in palestra, sappi che c’è un percorso di fitness per ognuno di essi. E non sono intercambiabili.

Ti sentirai più motivata durante l’esecuzione del workout. Ti capita mai di passare due ore in palestra e alla fine dell’allenamento sentirti come se non avessi fatto nulla? In maniera tale da raggiungere i tuoi obiettivi dovresti provare ad aggiungere intensità al tuo allenamento. Questo ovviamente va fatto sotto gli occhi vigili di una persona esperta, che sappia guidarti attraverso le fasi del tuo programma di allenamento.

Potresti sicuramente avvantaggiarti della conoscenza del trainer di sala. Sono specializzati nel comprendere ciò di cui hai bisogno per raggiungere i tuoi obiettivi piuttosto che aiutarti nell’esecuzione dell’allenamento, o far si che tu non ti faccia male.

Come aiutare chi soffre di attacchi di panico

I consigli dello psicoterapeuta

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Gli attacchi di panico sono uno dei sintomi più spaventosi che un persona possa provare, in quanto si ha l’ingestibile sensazione di perdere il controllo del proprio corpo e della propria mente.

Il respiro diviene così corto che sembra di soffocare, il cuore batte velocissimo, si sente un peso sul petto, negli arti appare uno strano formicolio, si ha paura di morire, di impazzire, che la strana sensazione di distacco dalla realtà che si sta provando non passi mai, si teme di non potere mai più tornare “normali”.

È molto difficile aiutare una persona che sta vivendo un attacco di panico, tanto che – spesso – si finisce per andare al pronto soccorso a cercare un aiuto medico-farmacologico che allevi i sintomi.

Tumore del polmone, in arrivo Brigatinib

Approvato il nuovo farmaco Alunbrig

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C’è un nuovo farmaco per la cura del cancro del polmone. Si chiama Alunbrig (brigatinib) ed è indicato in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) ALK-positivo (Anaplastic Lymphoma Kinase – chinasi del linfoma anaplastico) trattati in precedenza con crizotinib.

Il medicinale sviluppato da Takeda ha ricevuto l’approvazione della Commissione Europea in seguito al parere favorevole espresso dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP).

I dati dello studio ALTA, ideato per esaminare brigatinib, mostrano risultati duraturi di efficacia sistemica e intracranica, e un profilo di sicurezza gestibile, determinando la più lunga sopravvivenza, sia libera da progressione che generale, riportata in questo scenario.

Protesi al seno, rischio di linfomi

Aumentano le segnalazioni legate all’innesto di protesi

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Il rischio di linfoma a larghe cellule anaplastico, raro tipo di tumore del sistema immunitario, sembra crescere a causa dell’innesto di una protesi al seno.

A suggerirlo è l’aumento delle segnalazioni evidenziato da un rapporto della Fda americana. In base ai dati, dal 2011 sono stati segnalati 414 casi e 9 decessi.

Nella metà dei casi, gli episodi si sono verificati entro 8-9 anni dall’impianto. Il tumore si sviluppa nelle capsule di tessuto cicatriziale che si formano intorno all’impianto. La buona notizia è che questo tipo di cancro è normalmente trattabile con la semplice rimozione e difficilmente dà conseguenze gravi, anche se nei casi peggiori servono anche chemio e radio.

Dove operare il cuore di un bambino?

La classifica degli ospedali più performanti

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Il cuore si forma nei primi cinquantacinque giorni di vita embrio-fetale. È in questa fase che, circa otto volte su mille, si generano difetti di varia entità, da piccole anomalie a forme incompatibili con la vita.

Le cardiopatie congenite sono malformazioni che coinvolgono il cuore e i grossi vasi. Si dividono in semplici, quando si limitano a un difetto dei setti cardiaci (difetto interatriale, difetto intraventricolare, dotto di Botallo), o complesse, se i difetti sono multipli e associati tra loro. Quarant’anni fa, i bambini che nascevano con una cardiopatia complessa avevano ovunque poche speranze di sopravvivenza.

In Italia, negli anni ’70, la mortalità superava il 70-80%; oggi, invece, grazie ai progressi della medicina, risulta inferiore al 5%. Il quadro cambia, però, nei Paesi in via di sviluppo, dove mancano medici e strutture ospedaliere.