La terapia sperimentale per il coronavirus

Basata su un cocktail di antivirali

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L’infezione da Covid-19, il nuovo coronavirus che si sta diffondendo negli ultimi giorni nel nostro paese, non ha al momento terapie specifiche. Tuttavia, mentre si sta tentando di mettere a punto un vaccino, esiste anche la possibilità di terapie sperimentali che mostrano una certa efficacia.

Nei casi privi di complicazioni, il virus viene trattato come una normale influenza, mentre con l’aggravarsi delle condizioni i sanitari adottano in primo luogo il supporto meccanico alla respirazione.

La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha però suggerito la somministrazione di una terapia antivirale sperimentale, la stessa in uso presso l’Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma.

Coronavirus, 21 vittime e 821 contagiati

Misure radicali di contenimento

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Le vittime del coronavirus in Italia diventano 21. In tutti i casi le vittime erano anziane e avevano problemi pregressi di salute: malattie cardiovascolari, tumori e problemi respiratori.

Negli ultimi giorni sono stati contagiati anche alcuni bambini, tutti colpiti però da forme lievi dell’infezione. Le autorità sanitarie svizzere hanno appena confermato il contagio di due bambini italiani provenienti da Milano e in vacanza nella valle dell’Engadina, nel cantone dei Grigioni.

Intanto, dall’Ospedale di Cremona arriva un allarme: «Non sappiamo più dove mettere i pazienti», spiegano fonti sanitarie del nosocomio. I casi di pazienti positivi ricoverati all’ospedale di Cremona sono 81, di cui 42 con polmonite. 18 pazienti sono in condizioni gravi.

Setticemia, antibiotici e rischi di danni renali

L’aggiunta di un beta-lattamico aumenta il rischio

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Aggiungere un antibiotico beta-lattamico alla terapia standard in caso di setticemia da MRSA ha soltanto l’effetto di aumentare il rischio di danno renale acuto.

Il farmaco infatti non sembra migliorare la prognosi, secondo le conclusioni di uno studio apparso su Jama. «Per questo lo studio è stato interrotto in anticipo», scrive il coautore Steven Tong dell’Institute for Infection and Immunity in Melbourne, in Australia, aggiungendo che le setticemie da MRSA vengono trattate in prima battuta con vancomicina o
daptomicina.

Alcuni studi avevano suggerito l’aggiunta di un beta-lattamico per aumentare l’attività battericida della terapia standard. I ricercatori australiani hanno approfondito l’argomento arruolando 352 adulti ricoverati in ospedale per setticemia da MRSA.

Ipertensione, i farmaci vanno presi prima di dormire

Il rischio di morte si riduce rispetto a chi li prende al mattino

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Basta un piccolo gesto per ridurre il rischio di morte nei soggetti ipertesi. Questi ultimi dovrebbero assumere i farmaci prescritti di sera prima di andare a dormire invece di farlo al mattino.

È il suggerimento emerso da uno studio pubblicato su European Heart Journal e firmato da Ramón Hermida, della Universidad de Vigo.

Nello studio oltre 19mila pazienti sono stati randomizzati ad assumere gli antipertensivi prima di dormire o al risveglio. Nel corso di un follow up medio di 6,3 anni, 1752 soggetti hanno subito un evento cardiovascolare, compreso il decesso.

Rispetto agli altri pazienti, chi ha assunto la terapia prima di andare a dormire ha beneficiato di una riduzione del rischio di evento cardiovascolare del 45%.

Il rischio di decesso si è invece ridotto del 66%.

Il miglior trattamento di prima linea per l’ipertensione

Più efficaci i diuretici tiazidici

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Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) non sono altrettanto efficaci e sicuri dei diuretici tiazidici nel trattamento di prima linea dell’ipertensione.

Lo dice uno studio pubblicato su Lancet dalla Columbia University di New York e firmato da George Hripcsak, che spiega: «La scoperta della maggior efficacia e sicurezza globale dei diuretici tiazidici e tiazidici-like rispetto agli ACE-inibitori è un nuovo risultato che deve essere preso sul serio».

Le linee guida raccomandano l’uso di diversi farmaci di prima linea, fra cui i diuretici tiazidici e gli ACE-inibitori, ma anche i bloccanti del recettore dell’angiotensina, i calcio antagonisti diidropiridinici o non diidropiridinici in alcuni casi.

C’è tuttavia incertezza nello scegliere con quale farmaco iniziare nei pazienti con nuova diagnosi di ipertensione.

Coronavirus, 17 vittime e 650 contagiati

Misure radicali di contenimento

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Le vittime del coronavirus in Italia diventano 17. In tutti i casi le vittime erano anziane e avevano problemi pregressi di salute: malattie cardiovascolari, tumori e problemi respiratori.

Negli ultimi giorni sono stati contagiati anche alcuni bambini, tutti colpiti però da forme lievi dell’infezione. Le autorità sanitarie svizzere hanno appena confermato il contagio di due bambini italiani provenienti da Milano e in vacanza nella valle dell’Engadina, nel cantone dei Grigioni.

Intanto, dall’Ospedale di Cremona arriva un allarme: «Non sappiamo più dove mettere i pazienti», spiegano fonti sanitarie del nosocomio. I casi di pazienti positivi ricoverati all’ospedale di Cremona sono 81, di cui 42 con polmonite. 18 pazienti sono in condizioni gravi.

La bufala della dieta del gruppo sanguigno

Nessuna evidenza scientifica legata al regime alimentare

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Fra le varie, spesso sconclusionate diete che circolano in rete viene spesso citata quella del gruppo sanguigno. Uno studio pubblicato su Plos One ha certificato la totale assenza di basi scientifiche legate a questo regime alimentare che ha fatto tanti proseliti nel corso degli anni.

La dieta del gruppo sanguigno è un’idea del naturopata Peter D’Adamo e risale alla fine degli anni novanta. Questo tipo di alimentazione si basava sulla scoperta che le glicoproteine – elementi che differenziano i vari gruppi sanguigni – erano presenti anche sulle cellule intestinali e che l’attività di alcuni enzimi varia a seconda del gruppo sanguigno a cui si appartiene.

D’Adamo pensò quindi che il gruppo sanguigno potesse rivelare le abitudini alimentari dei nostri antenati, e di conseguenza ognuno di noi avrebbe dovuto evitare quei cibi che mal si conciliavano con le glicoproteine ereditate.

Coronavirus, 14 vittime e 530 contagiati

Misure radicali di contenimento

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Le vittime del coronavirus in Italia diventano 14. Per gli ultimi due decessi, comunicati dalle Regioni, deve ancora arrivare la conferma dell’Istituto superiore di sanità. In tutti i casi, comunque, le vittime avevano problemi pregressi di salute: malattie cardiovascolari, tumori e problemi respiratori.

Negli ultimi giorni sono stati contagiati anche alcuni bambini, tutti colpiti però da forme lievi dell’infezione. Le autorità sanitarie svizzere hanno appena confermato il contagio di due bambini italiani provenienti da Milano e in vacanza nella valle dell’Engadina, nel cantone dei Grigioni.

Intanto, dall’Ospedale di Cremona arriva un allarme: «Non sappiamo più dove mettere i pazienti», spiegano fonti sanitarie del nosocomio. I casi di pazienti positivi ricoverati all’ospedale di Cremona sono 81, di cui 42 con polmonite. 18 pazienti sono in condizioni gravi.

Coronavirus, 12 vittime e 8 bambini contagiati

I contagi salgono a 474, misure radicali di contenimento

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Le vittime del coronavirus in Italia diventano 12. L’ultima è un uomo di 69 anni deceduto nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Parma. Anche in questo caso, la vittima aveva problemi di salute pregressi.

Contagiati i primi 8 bambini dall’inizio dell’epidemia di Covid-19. I bambini, 6 provenienti dalla zona di Codogno e 2 residenti in Veneto, sono tutti in buone condizioni di salute. Due di loro sono già stati dimessi, mentre gli altri rimangono in osservazione in ospedale.

Al momento i casi confermati di positività sarebbero 474 in tutta Italia, dei quali la gran parte concentrati in Lombardia (305). Si segnalano due nuovi casi al di fuori dei focolai già noti: il primo riguarda una donna di Bergamo in vacanza a Palermo, il secondo è un imprenditore di 60 anni di Firenze che viaggia spesso in Oriente per lavoro.

Dermatite atopica, l’importanza dello zinco

Il deficit della sostanza aumenta l’aggressività della malattia

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Nei bambini affetti da dermatite atopica il deficit di zinco alimenta la malattia, rendendone le manifestazioni più aggressive.

È quanto afferma uno studio firmato da M.S. Ehlayel, del Weill Cornell Medical College di Ar-Rayyan, in Qatar, e da A. Bener dell’Università di Instanbul.

Lo studio, pubblicato su European Annals of Allergy and Clinical Immunology, segnala come lo zinco sia un elemento fondamentale nei processi biologici delle cellule. Lo zinco gioca un ruolo chiave in un gran numero di enzimi ed è coinvolto in diverse attività cellulari, da quelle proliferative a quelle che regolano la differenziazione delle cellule.

Esercita inoltre un ruolo regolatorio del sistema immunitario. Vi sono evidenze che indicano come il deficit di zinco stimoli l’infiammazione nelle malattie autoimmuni.