Emofilia, fitusiran riduce le emorragie


Episodi ridotti grazie alla profilassi con il farmaco

Si può ridurre il numero di emorragie nei soggetti con emofilia A o B grazie alla profilassi con fitusiran. A sostenerlo sono due studi di fase 3, il primo dei quali, ATLAS-INH, è apparso su The Lancet. Fitusiran è un micro-Rna inibitore che abbatte la produzione della proteina anticoagulante naturale, l’antitrombina.
I dati mostrano che due terzi degli uomini con emofilia A o B con inibitori che hanno ricevuto fitusiran profilattico non hanno avuto sanguinamenti che richiedano un trattamento durante il periodo di studio rispetto al 5% nel gruppo del trattamento al bisogno. «Una delle complicazioni più critiche nel trattamento dell’emofilia è lo sviluppo di inibitori, che rendono inefficace la terapia sostitutiva standard e limitano le opzioni terapeutiche per l’emofilia», spiega il primo autore Guy Young del Centro di emostasi e trombosi presso l’Ospedale pediatrico di Los Angeles, …  (Continua) leggi la 2° pagina emofilia, proteina, fitusiran,

Il virus adeno-associato 2 alla base dell’epatite infantile


I casi di epatite acuta potrebbero essere collegati alla presenza del virus

Le conclusioni di tre studi indipendenti pubblicati su Nature concordano nell’indicare la presenza di un virus adeno-associato 2 alla base dell’insorgenza di casi di epatite acuta grave infantile verificatisi nel 2022.
Si tratta di un virus infantile in grado di moltiplicarsi solo in presenza di un altro virus, un adenovirus o un herpesvirus.
Lo scorso anno l’Oms aveva lanciato l’allarme comunicando l’esistenza di 1.010 casi probabili di epatite acuta grave a eziologia sconosciuta, che avevano prodotto 22 decessi fra i bambini. Si era ipotizzato anche un collegamento con Sars-CoV-2, che però ora pare possa essere escluso.
Il primo studio, firmato da Charles Chiu, infettivologo dell’Università della California, ha analizzato i campioni ematici di 16 bambini americani con epatite acuta grave di origine sconosciuta mettendoli a confronto con 113 controlli. La presenza di AAV2 è stata …  (Continua) leggi la 2° pagina epatite, Covid, adenovirus,

I fritti ci deprimono


Un consumo elevato favorisce ansia e depressione

Molti di noi li desiderano e cercano di farne a meno per motivi legati alla linea da mantenere. Ma gli sforzi in tal senso sembrano proteggerci anche da altro nel caso dei fritti.
Uno studio pubblicato su Pnas da un team dell’Università di Zhejiang svela infatti che il consumo elevato di alimenti fritti ha l’effetto di favorire l’insorgenza di ansia e disturbi depressivi.
“Il nostro studio, basato su una popolazione di 140.728 persone, ha rivelato che il consumo frequente di cibi fritti, in particolare di patate fritte, è fortemente associato a un rischio maggiore del 12% e del 7% rispettivamente di ansia e depressione. A rischiare di più sono i consumatori di sesso maschile e i consumatori più giovani”, spiegano i ricercatori cinesi.
Dopo la parte epidemiologica, gli scienziati hanno cercato conferme in laboratorio, concentrandosi sull’acrilammide, un sottoprodotto del processo di …  (Continua) leggi la 2° pagina acrilamide, patatine, depressione,

La gestione del diabete a scuola


I device che in classe mettono d’accordo genitori e insegnanti

Potrebbe sembrare una battuta, ma le uniche mamme contente di un device in classe, sono quelle che hanno un figlio munito di un sensore per il monitoraggio della glicemia o di un infusore dell’insulina.
È in classe, ma non solo, che la tecnologia potrebbe mettere d’accordo tutti tra genitori, insegnanti, medici e ragazzi con l’unico obiettivo di gestire il diabete nel migliore dei modi.
“La sfida di un genitore comincia con la diagnosi dell’esordio della malattia cronica del proprio figlio e continua poi in tutti i contesti fuori casa dove non c’è un controllo diretto, come quello della scuola. C’è ancora molto da fare per garantire un percorso uniforme ai genitori che devono approcciare il personale scolastico, ma già molto si è fatto a partire dal “Documento strategico” attraverso il quale offriamo indicazioni utili per l’inserimento scolastico e che proprio quest’anno compie 10 …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, scuola, bambini,

I trattamenti della Leucemia Linfatica Cronica


Le varie fasi del percorso di cura

La Leucemia Linfatica Cronica (LLC) è il tipo più comune di leucemia che colpisce gli adulti in Europa e Nord America. Di norma, viene diagnosticata a persone di età compresa fra 65 e 74 anni, spesso colpite da comorbilità in quella fase della vita.
È causata da un accumulo di linfociti B maturi nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici.
Una delle conseguenze della malattia e del trattamento – con farmaci specifici mirati ai linfociti B – è l’insorgenza dell’immunodeficienza secondaria (SID, Secondary Immunodeficiency Disease), una variazione quantitativa o funzionale della risposta immunitaria.
Le SID sono di solito di tipo neoplastico come la LLC o il mieloma multiplo, ma sono anche causate da trattamenti farmacologici, ad esempio chemioterapici o farmaci immunosoppressori utilizzati in caso di trapianto.
Nei pazienti con LLC, uno dei difetti immunologici più …  (Continua) leggi la 2° pagina leucemia, linfatica, cronica,

Alzheimer, fondamentali gli astrociti


Le alterazioni molecolari a loro carico condizionano il cervello

Un team di ricercatori dell’Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Padova e Pisa (Cnr-In) e del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Padova ha studiato le alterazioni dei segnali intracellulari nella malattia di Alzheimer, patologia neurodegenerativa che colpisce oltre 50 milioni di persone nel mondo. L’Alzheimer si caratterizza per una progressiva atrofia cerebrale con perdita di memoria e problemi cognitivi e, nella maggior parte dei pazienti, si presenta in forma sporadica. Solo nel 5% dei casi è familiare, ovvero causata da mutazioni genetiche ereditarie.
Per questa ricerca, pubblicata su Nature Communications, sono stati utilizzati modelli murini che conservano alcune caratteristiche tipiche delle forme ereditarie della malattia. “Sappiamo che gli animali che presentano questo tipo di mutazioni genetiche manifestano difetti di …  (Continua) leggi la 2° pagina Alzheimer, astrociti, proteina,

Niente sole prima dei 6 mesi


Creme e abbigliamento adeguati per i più piccoli

I bambini non andrebbero esposti direttamente al sole prima dei 6 mesi di età. A ricordarlo è un documento apparso su Jama Pediatrics che contiene una serie di consigli utili per i genitori.
Anche se il cielo è coperto, è necessario sempre proteggere la pelle dei più piccoli con una crema e un abbigliamento adeguati. Ogni scottatura, anche a distanza di anni, aumenterà la probabilità di sviluppare un cancro della pelle.
Gli esperti dell’Atrium Health Wake Forest Baptist di Winston-Salem spiegano che il sole emette due tipi di raggi ultravioletti, UVA e UVB, responsabili della gran parte delle scottature. I raggi sono più intensi fra le 11 del mattino e le 3 del pomeriggio, un lasso di tempo in cui sarebbe meglio non esporsi al sole neanche con la crema solare.
Le persone maggiormente a rischio di scottatura sono quelle con la pelle chiara, gli occhi azzurri e i capelli rossi e …  (Continua) leggi la 2° pagina sole, bambini, scottature,

Covid, i disturbi del sonno influenzano la respirazione


La mancanza di respiro è legata anche ai problemi nel riposo notturno

I disturbi del sonno nei pazienti ricoverati per Covid-19 sono una delle cause di mancanza di respiro, secondo le conclusioni di uno studio pubblicato su Lancet Respiratory Medicine.
«Comprendere le cause della mancanza di respiro è complesso, poiché essa può derivare da problemi che interessano i sistemi respiratorio, neurologico, cardiovascolare e mentale. Questi stessi sistemi sono anche colpiti dai disturbi del sonno, un sintomo che è stato frequentemente riportato dopo il Covid-19», spiega Callum Jackson dell’Università di Manchester, primo autore dello studio.
Gli scienziati hanno valutato la qualità del sonno autoriferita da 638 pazienti, mettendola a confronto con quella misurata oggettivamente su altri 729 soggetti che portavano dei dispositivi indossabili.
In entrambi i casi, le persone ricoverate in ospedale per Covid-19 mostravano una maggiore prevalenza di disturbi del …  (Continua) leggi la 2° pagina Covid, sonno, respirazione,

Diabete gestazionale, abbassare le luci aiuta


Spegnere o ridurre la luminosità degli schermi ha un effetto positivo

Un team di ricercatori della Northwestern University Feinberg School of Medicine ha pubblicato uno studio sull’American Journal of Obstetrics & Ginecology secondo cui il rischio di diabete gestazionale può essere ridotto intervenendo sulla luminosità dei dispositivi elettronici. Spegnere o ridurre la luminosità di computer e smartphone sono azioni associate a un rischio inferiore di diabete gestazionale.
«Le donne che hanno sviluppato un diabete gestazionale hanno avuto una maggiore esposizione alla luce 3 ore prima dell’inizio del sonno, mentre non c’erano differenze nell’esposizione alla luce diurna rispetto alle gestanti non diabetiche», spiega Minjee Kim, coordinatrice della ricerca.
Lo studio ha preso in esame 741 gestanti fra il 2011 e il 2013 misurando l’esposizione alla luce con un actigrafo da polso durante il secondo trimestre di gravidanza e al momento dello screening di …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, gestazionale, luci,