L’aspetto fondamentale è la personalizzazione
Per curare l’angina serve un approccio personalizzato e ottimizzato sulla base delle caratteristiche individuali. Lo afferma un articolo pubblicato su Nature Reviews a cura di Roberto Ferrari, Direttore del reparto di Cardiologia e del dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Ferrara.
Lo specialista fa notare che il protocollo terapeutico nei confronti dell’angina è rimasto negli anni ancorato all’utilizzo di un gruppo di farmaci definiti di prima linea, i beta-bloccanti, mentre le nuove soluzioni farmaceutiche sono declassate a medicinali di seconda linea, probabilmente a causa di una letteratura scientifica ancora debole e poco corposa.
«Si tratta di un controsenso che riduce l’agilità di pensiero del medico, non stimola la ricerca a individuare nuove molecole e, soprattutto, non è utile al paziente», spiega Ferrari.