Il ruolo della dieta nelle malattie gastroenterologiche


L’alimentazione è un elemento rilevante della cura

I pazienti con malattie dell’apparato digerente hanno una forte percezione sul ruolo del cibo nella genesi dei loro sintomi ed è frequente che la visita con il gastroenterologo si concluda con domande specifiche sulla dieta e in particolare la richiesta di una lista di alimenti permessi e di alimenti proibiti.
Non sempre il gastroenterologo sa soddisfare le richieste dei pazienti, soprattutto per le limitate e a volte contrastanti evidenze scientifiche sul ruolo della dieta, ma anche una formazione non specifica e un limitato interesse per la nutrizione clinica di molti gastroenterologi giocano un ruolo chiave.
“Questo ha generato numerosi pregiudizi e falsi miti sul ruolo di alcuni alimenti e il ricorso dei pazienti a internet o ad altre fonti di informazione non scientifiche – afferma la Dott.ssa Maria Cappello Consigliere Nazionale Aigo – “Negli ultimi anni, tuttavia, la ricerca …  (Continua) leggi la 2° pagina gastrointestinale, dolore, alimentazione,

Miastenia gravis, efficace rituximab


Riduce il rischio di deterioramento

Il farmaco rituximab, utilizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, si è dimostrato efficace anche in caso di miastenia gravis, riducendo il rischio di deterioramento delle condizioni dei pazienti affetti dalla malattia autoimmune che provoca la perdita del controllo muscolare.
Fredrik Piehl, autore principale dello studio e ricercatore presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, spiega: «I pazienti con miastenia di nuova insorgenza che hanno ricevuto rituximab come complemento allo standard di cura hanno mostrato un miglioramento maggiore rispetto ai pazienti a cui è stato somministrato un placebo. Inoltre, avevano anche minore necessità di trattamenti adiuvanti e di cortisone».
Per il trattamento della miastenia gravis esiste al momento un solo farmaco specifico, Soliris, ma si tratta di un farmaco costoso a cui hanno accesso pochissimi pazienti …  (Continua) leggi la 2° pagina miastenia, gravis, rituximab,

Covid, effetto protettivo dagli Omega-3


Riducono le probabilità di infezione e di malattia grave

Uno studio apparso sull’American Journal of Clinical Nutrition segnala l’efficacia degli acidi grassi Omega-3 nella riduzione delle probabilità di infezione da Sars-CoV-2 e di esito grave di Covid-19.
«Questi risultati supportano la pratica di aumentare il consumo di integratori di olio di pesce o pesce grasso come il salmone come potenziale strategia di riduzione del rischio per il COVID-19», afferma William Harris della University of South Dakota, autore principale dello studio.
Gli scienziati americani hanno valutato il rischio per test positivo, ricovero e morte per Covid-19 in funzione dei livelli plasmatici di DHA al basale in 110.584 soggetti (con ricovero e decesso) e 26.595 soggetti sottoposti a test (risultato positivo del test PCR COVID-19) arruolati alla UK Biobank.
I livelli di DHA sono stati misurati attraverso spettroscopia di risonanza magnetica nucleare e …  (Continua) leggi la 2° pagina Covid, Omega, infezione,

Latte artificiale, indicazioni nutrizionali poco attendibili


Non esistono riferimenti scientifici a sostegno

Nella maggior parte dei casi, le informazioni nutrizionali dei vari tipi di latte artificiale in commercio sono prive di fondamenti scientifici che le supportino. A segnalarlo è uno studio dell’Imperial College di Londra firmato da Ka Yan Cheung, primo autore dell’articolo pubblicato sul British Medical Journal.
«Fermo restando che il latte materno è la fonte ottimale di nutrizione infantile, esistono rischi per la salute a breve e lungo termine di madri e bambini usando il latte artificiale. E un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità e del Fondo internazionale di emergenza per l’infanzia delle Nazioni Unite (Unicef) evidenzia quanto possa essere pervasiva e potente la commercializzazione del latte artificiale promossa da industrie che a questo scopo spendono miliardi l’anno», si legge nell’articolo.
Tuttavia, le indicazioni nutrizionali risultano controverse e …  (Continua) leggi la 2° pagina latte, artificiale, nutrizionale,

Ipertensione arteriosa polmonare, quando manca il respiro


Condizione rara e progressiva, oggi prospettive terapeutiche da nuova molecola

Sintomi descritti come non specifici, elevata mortalità, diagnosi ritardata di anni e ridotta qualità della vita con limitazioni significative su tutte le principali attività quotidiane. L’ipertensione arteriosa polmonare (Pulmunary arterial hypertension, PAH), la malattia che toglie il respiro, è uno dei 5 tipi di ipertensione polmonare (IP), grave patologia respiratoria, che colpisce polmoni e cuore.
La PAH è rara, poco conosciuta, progressiva e invalidante, compromette la capacità di lavorare e di svolgere le più normali attività come salire le scale, percorrere a piedi anche brevi distanze e vestirsi. È importante, quindi, accrescere la conoscenza e la consapevolezza su questa grave condizione che colpisce in prevalenza le donne rispetto agli uomini, viene diagnosticata in media attorno ai 50 anni e, se non adeguatamente trattata, degenera coinvolgendo anche il cuore che non riesce …  (Continua) leggi la 2° pagina ipertensione, polmonare, arteriosa,

L’artrite reumatoide aumenta il rischio di herpes zoster


Effetto dovuto alle terapie immunosoppressive

I pazienti che soffrono di artrite reumatoide (AR) mostrano un’incidenza più elevata di herpes zoster (HZ) rispetto alla media. A evidenziarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Rheumatology da un team di ricercatori di GSK guidati da David Singer.
“Sia l’immunosenescenza – ovvero il naturale declino della funzione immunitaria con l’età – che l’immunosoppressione – causata da malattie o terapie – sono state associate da tempo a un aumento del rischio di herpes zoster – ricordano i ricercatori nell’introduzione dello studio -. L’AR è una malattia autoimmune in cui l’immunità cellulo-mediata viene ridotta, con conseguente maggiore suscettibilità alle infezioni, come HZ. Si stima che i pazienti con AR presentino un rischio da 2 a 3 volte superiore di sviluppare HZ rispetto a quelli senza malattia reumatologica. I pazienti affetti da AR ricorrono a terapie immunosoppressive come i …  (Continua) leggi la 2° pagina artrite, reumatoide, herpes,

Covid, l’efficacia di remdesivir


Rischio di mortalità ridotto nei pazienti ospedalizzati

Sono positivi i dati degli ultimi studi su remdesivir, l’antivirale di Gilead Sciences per il trattamento di Covid-19. I dati dimostrano che l’avvio di trattamento con remdesivir entro i primi due giorni dal ricovero può aiutare a ridurre la mortalità e i tassi di riammissione in tutti i pazienti ricoverati con COVID-19, a prescindere dalla gravità della malattia. Una riduzione della mortalità è stata osservata anche nelle popolazioni vulnerabili, come le persone con malattie oncologiche o HIV. Questi studi hanno valutato i dati della pratica clinica di routine di oltre 850 ospedali statunitensi, al fine di ottenere informazioni sugli esiti dei pazienti mentre il COVID-19 continua a evolversi nel tempo. Questi dati sono stati presentati alla 30a Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI).
“Gli ampi studi che utilizzano dati “real-world” provenienti dalla pratica …  (Continua) leggi la 2° pagina coronavirus, influenza, pandemia,

Obesità, farmaci dai 12 anni


Modifica delle linee guida per i bambini

Anche per i bambini obesi a partire dai 12 anni è possibile intervenire farmacologicamente per ridurre il rischio di malattie correlate a un peso eccessivo. Lo hanno deciso gli esperti della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (Siedp) che hanno stilato delle nuove linee guida per il trattamento dell’obesità infantile e adolescenziale.
Finora, i farmaci autorizzati contro l’obesità per la fascia pediatrica erano due: la setmelanotide per alcune forme genetiche rare di obesità dai 6 anni in poi e la liraglutide per le forme di obesità comune a partire dai 12 anni in poi.
“L’obesità non è una colpa né una scelta, ma una malattia cronica e complessa non del bambino ma di tutta la famiglia”, afferma la presidente Siedp Mariacarolina Salerno. “Tuttavia – sottolinea Maria Rosaria Licenziati, segretario generale della Siedp – “dire che l’obesità è una malattia non …  (Continua) leggi la 2° pagina obesit, infantile, farmaci,

L’attività fisica contro la steatosi epatica


Praticarla regolarmente riduce il grasso epatico

Praticare attività fisica riduce le probabilità di accumulare grasso epatico. I pazienti attivi almeno 150 minuti alla settimana mostrano infatti una probabilità 3,5 volte più alta di raggiungere una risposta clinicamente significativa nella riduzione del grasso del fegato.
A dirlo è uno studio pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology da un team della Pennsylvania State University di Hershey. La steatosi è un fattore di rischio indipendente per l’intero spettro dei danni epatici, inclusi infiammazione e fibrosi. In Italia, la prevalenza della steatosi epatica non alcoolica è compresa tra il 22,5% e il 27%, nella popolazione generale, con una prevalenza del 2% di fibrosi avanzata dovuta a NAFLD.
La prevalenza aumenta nei pazienti con malattie metaboliche, fra cui la sindrome metabolica. La NAFLD si manifesta nel 54-90% dei casi di obesità. Uno studio ha mostrato un rischio …  (Continua) leggi la 2° pagina grasso, epatico, steatosi,