Endolisina per le infezioni da stafilococco


La proteina risulta efficace nei pazienti colpiti da linfoma cutaneo

Una nuova proteina artificiale, l’endolisina, si è dimostrata utile nel trattamento delle infezioni da stafilococco nei pazienti con linfoma cutaneo. A evidenziarlo è uno studio pubblicato sul Journal of Investigative Dermatology da un team della University of Copenhagen diretto da Niels Odum, che spiega: «Si sospetta che lo Staphylococcus aureus (S. aureus) alimenti l’attività della malattia nei linfomi cutanei a cellule T (CTCL). Abbiamo valutato l’effetto di una proteina ricombinante antibatterica, chiamata endolisina XZ.700, sulla colonizzazione della pelle da parte di S. aureus e sull’attivazione delle cellule T maligne».
«Per le persone che sono gravemente malate, per esempio proprio di linfoma cutaneo, gli stafilococchi possono rappresentare un problema enorme, a volte difficilmente risolvibile, poiché molti sono infettati da un tipo di stafilococco aureo resistente agli …  (Continua) leggi la 2° pagina endolisina, proteina, infezioni,

Alzheimer, l’alimentazione che riduce le placche


Dieta MIND e mediterranea riducono placche amiloidi e grovigli di tau

Gli accumuli delle due proteine responsabili dell’Alzheimer – l’amiloide e la tau – possono essere contrastati da un regime alimentare che preveda il ricorso alla dieta MIND o alla dieta mediterranea.
Lo ricorda uno studio pubblicato su Neurology da un team della Rush University di Chicago diretto da Puja Agarwal, che spiega: «Sebbene la nostra ricerca non possa provare che una dieta sana abbia portato a un minor numero di depositi cerebrali di placche amiloidi, che sono anche indicatori della malattia di Alzheimer, sappiamo che esiste una relazione tra l’alimentazione e queste placche, e seguire la dieta MIND e la dieta mediterranea può essere un modo per migliorare la salute cerebrale e proteggere la cognizione man mano che si invecchia».
Allo studio hanno partecipato 581 soggetti con età media di 84 anni al momento della valutazione della dieta. I volontari hanno accettato di …  (Continua) leggi la 2° pagina alzheimer, mediterranea, Mind,

Un nesso tra infezioni materne e leucemia infantile?


Studio ipotizza il ruolo svolto dalle infezioni genitourinarie in gravidanza

L’ipotesi è clamorosa e dovrà necessariamente essere suffragata da studi più approfonditi, ma potrebbe rappresentare una svolta per la prevenzione dei casi di leucemia infantile.
Secondo uno studio pubblicato su Jama Network Open, infatti, la presenza di infezioni materne in gravidanza, in particolare quelle genitourinarie, ha l’effetto di rendere più probabile l’insorgenza di leucemie nei bambini.
A sostenerlo è una ricerca firmata da Jian-Rong He dell’Università di Guangzhou, che spiega: «Nonostante la leucemia sia comune tra i bambini e la sua eziologia poco conosciuta, è nota la sua possibile origine in utero data la presenza nel neonato di lesioni cromosomiche correlate».
Il team cinese ha valutato l’associazione tra le diverse infezioni materne contratte in gravidanza con l’incidenza di leucemia infantile nei figli servendosi dei dati di 7 registri nazionali danesi per i nati …  (Continua) leggi la 2° pagina infezioni, gravidanza, leucemia,

I campanelli d’allarme dei disturbi alimentari


Colpiscono sempre più i bambini già a partire dagli 8 anni

I disturbi alimentari sono sempre di più e colpiscono sempre prima, con bambine e bambini che già a 8 anni manifestano dei campanelli d’allarme difficili da intercettare. Come si possono aiutare i genitori a riconoscere l’insorgenza di un disturbo in cui è facile entrare ma è difficile uscire? “Il genitore deve preoccuparsi se vede cambiare il comportamento dei figli – spiega Giampaolo De Luca, membro del Gruppo di Studio sull’adolescenza della Società italiana di pediatria – se nota ansia, oppure la tendenza a chiudersi in se stessi, se nascondono le cose che fanno. L’isolamento è un indizio, i ragazzi tendono a frequentare al massimo una sola persona, mentre un’altra evidenza sono gli episodi di autolesionismo, come tagliarsi (spesso sulle braccia)”. Alcuni segnali vengono anche dal modo in cui si mangia, ad esempio “lo sminuzzare il cibo in pezzi piccolissimi; la lentezza del pasto; …  (Continua) leggi la 2° pagina disturbi, alimentari, bambini,

La riproduzione assistita non causa problemi al cuore


I bambini concepiti con la riproduzione assistita non mostrano rischi superiori

Uno studio pubblicato sullo European Heart Journal dimostra che non esistono differenze a livello cardiometabolico fra i bambini concepiti naturalmente e quelli nati grazie a tecnologie di riproduzione assistita.
«Sin dalla prima nascita di un bambino mediante fecondazione in vitro sono state sollevate domande sui rischi per la salute per i bambini concepiti in questo modo. Purtroppo, però, gli studi precedenti sono limitati da piccole dimensioni del campione, follow-up breve e gruppi di confronto insoddisfacenti», spiega Ahmed Elhakeem della University of Bristol, autore principale dello studio.
Sono stati esaminati i dati di 35.000 bambini provenienti da Europa, Singapore e Australia per capire se il concepimento attraverso la riproduzione assistita influenzasse i parametri di pressione sanguigna, frequenza cardiaca, lipidi o glucosio dall’infanzia fino all’età adulta.
Gli autori …  (Continua) leggi la 2° pagina fecondazione, assistita, cuore,

Gli antipertensivi non aumentano l’ipotensione ortostatica


Nessun effetto sui vari passaggi posturali

La terapia adottata per abbassare la pressione sanguigna non ha effetti sull’ipotensione ortostatica (OH). Questa condizione non va quindi interpretata come complicanza del trattamento antipertensivo.
A dirlo è una ricerca pubblicata su Hypertension da un team del Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston in collaborazione con i colleghi della Facoltà di Medicina dell’Università di Lovanio in Belgio.
«Sebbene sia stato dimostrato che il trattamento intensivo della pressione sanguigna riduca il rischio di OH passando dalla posizione seduta a quella in piedi, questo passaggio posturale, meno sensibile di quello da supino in piedi, potrebbe non rilevare OH clinicamente rilevanti», scrivono gli autori.
Lo studio si è servito dei dati della ricerca Syst-Eur (ipertensione sistolica in Europa), esaminando l’effetto del trattamento dell’ipertensione sull’incidenza di OH in base alla …  (Continua) leggi la 2° pagina ipotensione, ortostatica, pressione,

Una corretta idratazione per rimarginare le ferite


Fondamentale bilanciare i livelli di idratazione della pelle

La pelle è l’organo più esteso e al contempo più sottile del nostro corpo, per questo motivo è più soggetto a ferite, irritazioni e lesioni. Composta da tessuti come l’epidermide, il derma e l’ipoderma – ciascuno con una funzione specifica – la cute funge da barriera, rivestendo e proteggendo gli organi interni da microorganismi patogeni, traumi e agenti nocivi esterni.
La pelle è formata al 30% da collagene, grassi minerali e altre sostanze, mentre per il restante 70% è composta d’acqua. Per questo motivo, è fondamentale mantenere bilanciati i livelli di idratazione quotidiana, poiché qualsiasi lesione dell’integrità della pelle può comportare un’alterazione o uno squilibrio a livello idrico o dermico, come, ad esempio, nel caso di lesioni o ferite cutanee.
“Un ambiente umido può fornire migliori condizioni per la guarigione di una ferita della pelle, rispetto a un ambiente secco. Ciò …  (Continua) leggi la 2° pagina ferite, rimarginare, acqua,

Una dieta mirata riduce stress e ansia


Il ruolo degli psicobiotici nell’alimentazione di qualità

La Fondazione Edmund Mach ha partecipato allo studio internazionale coordinato dalla University College of Cork che dimostra come la combinazione virtuosa di stile di vita e alimentazione incida sulla salute mentale delle persone.
Focus dello studio sono gli psicobiotici, microrganismi benefici che si affiancano ai probiotici, e che operando lungo l’asse microbiota-intestino-cervello contribuiscono a migliorare le prestazioni del sistema nervoso umano.
Da questa ricerca, che in FEM ha coinvolto l’Unità di Metabolomica del Centro Ricerca e Innovazione con l’analisi dei biofluidi umani, arriva un’ulteriore conferma dei benefici prodotti da questi microorganismi, compiendo un ulteriore passo nella direzione di un intervento preventivo o curativo attraverso l’alimentazione, di sindromi quali depressione, Alzheimer, autismo o disturbi da stress in generale.
Dalla ricerca emergono, in …  (Continua) leggi la 2° pagina microbiota, intestino, stress,

In inverno il nostro sonno è più profondo


La fase REM si allunga durante la stagione fredda

Nonostante le luci artificiali illuminino le città, nel corso dell’inverno il nostro sonno cambia, rispettando l’orologio biologico dettato dai movimenti del sole. D’inverno, quindi, sperimentiamo una fase REM più lunga, e di conseguenza un sonno più profondo, rispetto all’estate.
Ad affermarlo è una ricerca dell’Istituto di Fisiologia della Charité Medical University di Berlino pubblicata su Frontiers in Neuroscience. Allo studio hanno partecipato 188 persone, il sonno dei quali è stato monitorato attentamente per verificare i piccoli cambiamenti che si verificano durante le diverse stagioni.
È così emerso che il tempo totale passato a dormire in inverno cresceva di circa un’ora in media. La differenza era ancora più marcata se si prendeva in considerazione solo il sonno REM, direttamente collegato all’orologio circadiano. La fase REM è risultata infatti più lunga di 30 minuti in …  (Continua) leggi la 2° pagina sonno, REM, inverno,

Uno scarso equilibrio annuncia l’Alzheimer


Perdita dell’equilibrio associata a cambiamenti delle capacità cognitive

Accusare problemi a mantenere l’equilibrio può essere il segno di un lieve deterioramento cognitivo e in prospettiva della futura insorgenza dell’Alzheimer. Un team di ricerca dell’Università di Tsukuba, in Giappone, ha realizzato un nuovo test per misurare la capacità di rimanere in equilibrio, combinando i risultati con quelli di uno screening delle capacità cognitive.
I dati indicano che ottenere scarsi risultati nel test fisico si associava a risultati altrettanto mediocri nei test cognitivi. Lo studio, pubblicato su BMC Geriatrics, ha osservato volontari sani fra i 56 e i 75 anni senza deterioramento cognitivo.
«I risultati sono stati sorprendenti – ha spiegato l’autore principale della ricerca, il Professor Naoya Yahagi -: abbiamo scoperto che i punteggi sull’equilibrio erano altamente associati al deterioramento cognitivo. Poiché i cambiamenti nella funzione vestibolare sono …  (Continua) leggi la 2° pagina equilibrio, Alzheimer, demenza,