Il cervello apprende anche dagli errori degli altri

Lo conferma una ricerca italiana pubblicata su Neuroscience. Ma attenzione: prima di rilevare l’errore, il cervello deve aver acquisito conoscenze e competenze.

Già i nostri antenati latini dicevano “Errando discitur”, sbagliando si impara, riferendosi ai propri errori. Oggi questo sembra valere anche se a sbagliare sono gli altri. Pare infatti che vedendo gli errori degli altri il cervello venga stimolato a indurre un meccanismo di correzione automatica dei nostri errori. Come se, guardando gli altri, il nostro cervello imparasse a correggere autonomamente i nostri errori. Ma è sufficiente che il nostro cervello osservi gli errori altrui?

Lo studio

Secondo lo studio condotto da Alice Mado Proverbio, docente di Neuroscienze cognitive presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, e pubblicato su Neuroscience, il cervello è in grado di correggersi solo se sa riconoscere l’errore. E per riconoscerlo, bisogna che il nostro cervello abbia registrato competenze e conoscenze: significa che, se non so fare una torta, il mio cervello non sarà in grado di rilevare l’errore in chi ne sta facendo una.

Nello specifico, le sperimentazioni hanno coinvolto 10 giudici esperti e 24 partecipanti sottoposti a elettroencefalografia, di cui 12 pianisti professionisti e 12 studenti universitari. Ognuno di loro ha visualizzato video nei quali veniva mostrato un pianista nell’atto del suonare. Nella metà dei casi i movimenti delle mani erano compatibili con la traccia musicale ascoltata; nel resto dei casi, invece, no. Quando il suono non si mostrava compatibile con le immagini viste, il cervello dei pianisti registrava l’errore, mentre quello dei partecipanti “non esperti” non lo rilevava.

La ricerca ha così messo in luce che già solo osservando un movimento viene stimolata l’attività del cervello  quasi che a compiere quei movimenti fossimo stati noi stessi. Ecco perché, per gli esperti, anche la semplice visione di filmati è fondamentale per l’apprendimento di discipline motorie, musicali e di altro tipo.

“La scoperta in futuro potrebbe essere utile alla riabilitazione clinica in pazienti paralizzati e con deficit motori – spiega Alice Mado Proverbio – La stimolazione sensoriale, attraverso la visione di un video, contribuisce all’apprendimento della pratica motoria grazie all’attivazione dei neuroni specchio visuo-motori. Lo studio, inoltre, ha permesso di comprendere il meccanismo cerebrale grazie al quale si codificano, e dunque si ricordano, quali dita usare per suonare le note musicali, contribuendo così al processo di apprendimento delle abilità musicali”.

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