Sclerosi multipla, il metodo Zamboni non serve

I dati dello studio Brave Dreams smentiscono l’efficacia dell’approccio

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Sembrano risolutivi i dati emersi dallo studio Brave Dreams sull’efficacia o meno del cosiddetto metodo Zamboni in caso di sclerosi multipla.

L’ipotesi del prof. Paolo Zamboni dell’Università di Ferrara era che l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI) – malattia da lui stesso individuata – fosse correlata all’insorgenza della sclerosi multipla. Così non è, secondo i dati dello studio finanziato dalla regione Emilia-Romagna, pubblicati su Jama Neurology e presentati dallo stesso Zamboni durante il Veith Symposium di New York.

«L’intervento di angioplastica non ha avuto alcuna efficacia nel modificare il naturale decorso clinico della malattia, né l’accumulo di nuove lesioni cerebrali», spiega in un comunicato l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara. Di conseguenza, l’intervento non è indicato nei pazienti affetti da sclerosi multipla.

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