La tosse cronica nei bambini


Necessità di protocolli pediatrici specifici

La tosse cronica colpisce il 10 per cento dei bambini. Spesso la ragione scatenante è un’infezione bronchiale, ma a volte il disturbo è legato a una condizione più grave. Gli esperti della Società Italiana di Pediatria Ospedaliera (Sipo) ne hanno parlato durante un congresso a Bergamo.
Ahmad Kantar, direttore dell’UO Pediatria degli Istituti ospedalieri bergamaschi e presidente del Congresso Sipo di quest’anno, spiega: “la tosse può indicare condizioni banali ma anche patologie gravi delle vie aeree o del polmone. A fronte di un bambino con tosse persistente, lo scopo del medico è individuare la causa e impostare un’adeguata terapia, mentre le preoccupazioni dei genitori sono per i potenziali effetti sui figli, quali disturbi del sonno o pericolo di soffocamento”.
Spesso oggetto di numerose visite mediche e di svariate terapie, i bambini affetti da tosse cronica hanno invece bisogno …  (Continua) leggi la 2° pagina tosse, bambini, cronica,

Un nuovo virus che viene dai pipistrelli


Issyk-Kul può dar luogo anche a focolai fra gli uomini

È stato isolato, per la prima volta in Italia, il virus Issyk-Kul (ISKV) da un pipistrello. L’isolamento è stato eseguito su un esemplare deceduto spontaneamente presso il Cras Wwf della Valpredina, in provincia di Bergamo, e analizzato dall’Istituto Zooprofilattico sperimentale della Lombardia e dell’Emilia-Romagna (Izsler) all’interno delle indagini di sorveglianza passiva sui pipistrelli previste appunto dal Piano Fauna Selvatica della Regione Lombardia. Il virus è stato isolato da un pipistrello appartenente a una specie (Hypsugo savii) sedentaria e molto diffusa nelle aree urbane, che utilizza gli edifici come siti di rifugio suggerendo possibili implicazioni per la salute pubblica.
Allo stato attuale si sa ancora poco su questo virus anche se è descritto come causa di possibili focolai di malattia nell’uomo caratterizzati da febbre, mal di testa, mialgia, e nausea con tempi di …  (Continua) leggi la 2° pagina virus, pipistrelli, spillover,

Una cura per la sindrome di Crigler-Najjar

Sicura ed efficace la nuova terapia genica sperimentata

Malattie ereditarie_496.jpg

I risultati preliminari, riferiti alle prime tre pazienti trattate con successo, di una terapia genica per la cura della sindrome di Crigler-Najjar, sono stati presentati al Congresso della European Society of Gene & Cell Therapy (ESGCT).
Eseguita per la prima volta con successo nell’uomo all’Ospedale di Bergamo, la sperimentazione si è rivelata sicura ed è stato individuato il livello di dosaggio che ne garantisce l’efficacia. A soli dieci giorni dall’inizio della terapia, le pazienti hanno mostrato una decisa riduzione del livello di bilirubina nel sangue. Entro un mese il livello di bilirubina si assesta a un livello pressoché normale, non più tossico e quindi non più pericoloso per il cervello.
È una ragazza di 29 anni la prima paziente al mondo con sindrome di Crigler-Najjar trattata in modo efficace con la terapia genica. Il 18 novembre 2020 all’Ospedale di Bergamo i medici …  (Continua) leggi la 2° pagina articolo di salute altra pagina

Keywords | sindrome, terapia, genica,

Diabete, efficace l’insulina a lento rilascio

L’obiettivo è semplificare e rivoluzionare la cura dei pazienti diabetici

Varie_4448.jpg

Due tra i primissimi studi internazionali a mostrare al mondo i risultati incoraggianti di una tra le più importanti novità terapeutiche in campo diabetologico degli ultimi tempi – la nuova insulina che può essere somministrata sottocute solo una volta per settimana anziché una volta al giorno – sono stati pubblicati sul numero di luglio 2021 della rivista Diabetes Care.

A uno di questi due studi multicentrici, che ha visto collaborare canadesi, statunitensi e britannici, ha contribuito l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Questo studio multicentrico di fase II ha coinvolto 154 pazienti affetti da diabete di tipo 2 ed in trattamento giornaliero con insulina basale e con almeno un farmaco ipoglicemizzante orale.

Covid, cura domiciliare precoce per evitare l’ospedale

Ricerca del Mario Negri sul trattamento precoce

Varie_3920.jpg

I risultati erano già in pre-print, ma ora giunge anche il riconoscimento ufficiale. Lo studio clinico per il trattamento domiciliare dei pazienti Covid-19 ideato dal professor Fredy Suter, per anni primario dell’Unità di Malattie infettive degli allora Ospedali Riuniti e oggi primario emerito dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo – e dal professor Giuseppe Remuzzi – direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS –, è stato pubblicato sulla rivista “EClinicalMedicine”. Il magazine fa capo alla testata inglese “The Lancet”.

Covid, eparina anche a casa ma con cautela

Indicata per i pazienti allettati da più giorni

Agopuntura_3500.jpg

Va rigettata l’idea di un uso standard dell’eparina in chi è colpito da Sars-CoV-2, ma nei pazienti con febbre, tosse e difficoltà respiratorie che rimangono a letto per 2-3 giorni la somministrazione del farmaco va considerata.

Lo dice Gualtiero Palareti, presidente della Fondazione Arianna Anticoagulazione e docente di Malattie cardiovascolari all’Università di Bologna.

La Fondazione è uno dei soggetti che animano il registro retrospettivo Start-Covid, insieme all’Ospedale Niguarda di Milano e al gruppo Emo-Covid di Bergamo. Gli esperti della Fondazione giungono a conclusioni simili a quelle del documento della Simg e dell’Istituto Spallanzani.

I dati di un’indagine condotta su 1.091 pazienti seguiti in ospedale mostrano che l’età media del campione è di 71 anni, il 60% dei quali uomini.

Covid, studio sperimenta nuovo farmaco

Partito studio clinico per testare efficacia del raloxifene

È partito un nuovo studio per verificare la potenziale efficacia del farmaco raloxifene in caso di Covid-19. La ricerca è stata organizzata nell’ambito di un nuovo protocollo a disposizione dei medici di base per la cura della malattia nei loro assistiti.

Il sistema prevede tre strutture di riferimento, l’Humanitas di Milano e Bergamo, lo Spallanzani di Roma e il Monaldi di Napoli.

I medici di base potranno sfruttare il protocollo per il trattamento domiciliare delle persone positive che prevede l’uso di raloxifene e un monitoraggio delle condizioni del paziente in telemedicina grazie a un kit dedicato.

Il medico di base delle città interessate potrà inserire il paziente positivo paucisintomatico nel nuovo protocollo beneficiando di una linea telefonica dedicata.

Covid, due molecole ne predicono la gravità

Il loro dosaggio consente di prevedere il decorso della malattia

Varie_4258.jpg

Due studi italiani hanno scoperto la capacità predittiva di altrettante molecole rispetto alla gravità di Covid-19. Il primo studio è stato pubblicato su Nature Immunology da un team dell’Istituto Humanitas di Rozzano in collaborazione con l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Gli scienziati hanno scoperto che nel sangue dei pazienti Covid la molecola PTX3 è presente ad alti livelli nel sangue, oltre che nei polmoni, nelle cellule della prima linea di difesa e nelle cellule che rivestono la superficie interna dei vasi sanguigni.

C’è dunque un nesso diretto fra i livelli di PTX3 e la gravità della malattia.
La seconda molecola da tenere d’occhio è la sfingosina-1-fosfato, su cui si sono concentrati i ricercatori dell’Università di Milano e dell’Istituto di Medicina Aerospaziale di Milano, che hanno pubblicato uno studio su EMBO Molecular Medicine.

Le cellule Carcik per la leucemia linfoblastica acuta

Risposta al trattamento per l’86% dei pazienti

Leucemia_6985.jpg

Uno studio italiano dimostra che particolari cellule CAR-T ottenute a partire dalle cellule T di donatori sani e chiamate cellule CARCIK, somministrate a pazienti pediatrici e adulti affetti da leucemia linfoblastica acuta che hanno avuto una recidiva dopo il trapianto allogenico di cellule staminali ematopoietiche, sono in grado di espandersi e persistere a lungo nell’organismo, e sono dotate di un’attività antitumorale molto promettente, associata a un buon profilo di sicurezza.

La terapia sperimentale è stata sviluppata nei laboratori di ricerca della Fondazione Tettamanti, con il coordinamento del Centro di emato-oncologia pediatrica della Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma (MBBM) e la collaborazione dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Covid, anche l’ictus fra i possibili rischi

L’infezione può causare diversi problemi neuropsicologici

Varie_4376.jpg

Anche il cervello può essere oggetto di complicanze in caso di Covid-19. Lo rivela uno studio firmato dal prof. Konstantinos Priftis del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Padova, in collaborazione con le psicologhe Lorella Algeri e Simonetta Spada e la fisiatra Stella Villella dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La ricerca, pubblicata su Neurological Science, segnala la maggiore probabilità di ictus, difficoltà linguistiche, agitazione, agrafia (incapacità di scrivere) e afasia (incapacità di parlare) nei pazienti colpiti da Covid-19.

“La ricerca ha indagato per la prima volta un paziente in cui Covid-19 si è manifestata oltre che con lievi evidenze respiratorie anche con sintomi mentali generalizzati, in seguito regrediti, e con segni neuropsicologici altamente specifici”, spiegano i ricercatori.