Un selfie al sole può rendere ciechi


Il rischio di un danno irreversibile alla retina

Non è possibile fissare il sole direttamente, questo lo sappiamo bene. Bastano infatti pochi secondi per creare un danno irreversibile alla retina, un po’ come succede quando si osserva un’eclissi solare senza strumenti adeguati di protezione.
Ma quello a cui forse non abbiamo pensato è che anche l’uso di smartphone e tablet possa essere connesso con questo tipo di rischio. Il display dei dispositivi, infatti, agisce da superficie riflettente indirizzando i raggi solari sugli occhi dove potrebbero produrre un effetto degenerativo.
A segnalarlo sono gli esperti della Società Italiana di Scienze Oftalmologiche (Siso), riuniti a Roma per il secondo congresso nazionale. Sul Journal of Medical Case Reports è stato pubblicato di recente il caso di un uomo che ha riportato danni permanenti alla retina dopo aver trascorso 3 ore a leggere sul tablet durante una gita in montagna. La stessa cosa …  (Continua) leggi la 2° pagina selfie, sole, retina,

I benefici della Kangaroo Care


Pratica semplice e naturale per il benessere della diade genitore-figlio

“Quando me lo poggiarono sul petto sentii solamente il suo calore e il suo profumo, i suoi movimenti, il suo respiro e non pensai – almeno in quel momento – che eravamo in una TIN, in quell’istante c’eravamo solo e semplicemente noi due, una cosa sola”.
È così che Angela, madre di Ettore, nato a 29 settimane e di 670 grammi, descrive il suo primo incontro con la Kangaroo Care (KC), che consiste nel creare un contatto pelle a pelle tra il neonato e i suoi genitori.
Momento indescrivibile e unico, da cui derivano non soltanto emozioni e ricordi per il legame della diade genitore-figlio, ma anche comprovati benefici sullo sviluppo neurocomportamentale, con evidenti effetti di neuroprotezione sul cervello del neonato.
In occasione della Giornata Internazionale della Kangaroo Care, la Società Italiana di Neonatologia (SIN) ribadisce l’importanza di questa pratica, non solo per la mamma, …  (Continua) leggi la 2° pagina neonato, Kangaroo, mamme,

Le relazioni sociali riducono il rischio di demenza


Avere qualcuno con cui confidarsi abbatte il rischio

Intrattenere rapporti sociali che consentano di confidarsi ha l’effetto di ridurre il rischio di soffrire di demenza. A dirlo è un nuovo studio pubblicato sul Journal of the Alzheimer Association da un team della University of New South Wales di Sydney.
La cosa più importante, secondo i ricercatori, è sentirsi impegnati all’interno di una comunità.
Gli scienziati australiani hanno realizzato una metanalisi di 13 studi longitudinali, esaminando i dati di oltre 39.000 persone dai 65 anni in su. Hanno tenuto conto del tipo di relazione in cui si trovavano, se si trattasse di qualcuno con cui era possibile confidarsi e con quale frequenza questo avveniva.
È così emerso che incontrare amici o familiari almeno una volta al mese aveva la capacità di ridurre della metà il rischio di demenza, soprattutto se il tipo di relazione prevedeva la possibilità di confidarsi.
“Avere una persona …  (Continua) leggi la 2° pagina demenza, relazioni, rischio,

Cosa sono le Nde, le esperienze di premorte


Scienziati indagano sul limbo fra vita e morte

Indagare scientificamente le esperienze di premorte (Nde) sembra un paradosso. È tuttavia quello che fanno tanti ricercatori, alcuni dei quali riuniti nell’International Association for Near-Death Studies.
Le NDE si verificano probabilmente a causa di un cambiamento nel flusso sanguigno al cervello durante eventi improvvisi che mettono a rischio la vita, ad esempio un attacco cardiaco, un trauma o uno shock.
Molti raccontano di aver visto una luce bianca, di aver dialogato con persone care morte e di aver sperimentato strane sensazioni uditive.
Uno studio della prof.ssa Jimo Borjigin, del Dipartimento di Neurologia dell’University of Michigan, in collaborazione con George Mashour, direttore del Michigan Center for Consciousness Science, presenta le prime prove di un’attività cerebrale particolare legata alla coscienza negli istanti che precedono la morte.
“Il modo in cui …  (Continua) leggi la 2° pagina Nde, premorte, esperienze,

Prurito agli occhi, cosa fare


Le cause e come affrontarlo

È iniziata la stagione delle allergie primaverili e con essa, per molti, il fastidioso prurito agli occhi. Secondo gli esperti di Clinica Baviera, due italiani su dieci sono allergici ai pollini, un dato che aumenta ogni anno poiché la stagione delle allergie primaverili si sta allungando e aggravando a causa dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento. Ma il prurito agli occhi è molto più di un semplice sintomo fastidioso, è una condizione molto comune che non sempre è legata solo alle allergie primaverili.
Nella maggior parte dei casi, il prurito agli occhi è causato dalla congiuntivite, un’infiammazione della congiuntiva. Si tratta di uno strato molto sottile che ricopre l’interno delle palpebre e la superficie dell’occhio e, essendo così esposto, è molto facile che si infiammi e provochi bruciore, lacrimazione e, soprattutto, prurito agli occhi. Ma ci sono molti altri fattori che …  (Continua) leggi la 2° pagina occhi, prurito, congiuntivite,

Gli acidi grassi cetilati per le tendinopatie


Aiutano nella gestione della sintomatologia dolorosa

A tutti almeno una volta è capitato di soffrire di tendinite, cioè l’infiammazione di un tendine caratterizzata da forte dolore e spesso gonfiore e arrossamento della zona colpita. Ben diversa dalla lesione dei tendini, anche nota come tendinosi, che può condurre fino alla rottura vera e propria delle fibre. Una condizione molto comune tra gli sportivi, dovuta alla rigidità dei tendini, che da un lato permette elevate performance sportive, ma dall’altro può esporre a traumi.
Entrambe le condizioni sono accomunate da una sintomatologia dolorosa chiamata tendinopatia, caratterizzata da dolore, riduzione della funzione e ridotta tolleranza all’esercizio. Ne risentono ovviamente la qualità di vita di chi ne è colpito, e le attività quotidiane.
Per comprendere meglio che cos’è una tendinopatia e cosa la determina è necessario considerare l’anatomia del tendine. Si tratta di un fascio di …  (Continua) leggi la 2° pagina tendini, grassi, acidi,

Chi beve caffè dorme di meno e si muove di più


Il consumo di caffè fa camminare di più ma riduce il riposo

Com’era facilmente intuibile, chi beve caffè finisce per dormire di meno. L’aspetto che forse non era facile prevedere è che il consumo di caffeina è associato a una maggiore predisposizione al movimento.
Chi beve abitualmente, infatti, cammina in media di più, circa 1.000 passi per la precisione. Dalla ricerca, pubblicata sul New England Journal of Medicine, emerge anche un aumento del rischio di palpitazioni cardiache.
“La stragrande maggioranza delle ricerche sull’argomento è stata di tipo osservazionale, cioè ci si limita a vedere cosa succede alle persone che bevono e non bevono caffè”, ha affermato l’autore principale dello studio, Gregory Marcus, cardiologo e professore di medicina presso l’Università della California di San Francisco.
I ricercatori californiani hanno coinvolto 100 adulti con età media di 39 anni. I soggetti hanno indossato degli smartwatch Fitbit per il …  (Continua) leggi la 2° pagina caff, camminare, dormire,

Il rischio di infarto nell’influenza


La settimana successiva è 6 volte maggiore

Avere l’influenza può sembrare cosa di poco conto, ma uno studio presentato al Congresso Europeo di Microbiologia mostra un aspetto poco considerato della questione.
La ricerca, condotta da Annemarijn de Boer presso il Julius Center for Life Sciences and Primary Care di Utrecht, ha scoperto che le persone cui è stata diagnosticata l’influenza hanno una probabilità 6 volte maggiore di subire un attacco cardiaco nella settimana successiva al test rispetto al normale.
I ricercatori hanno preso in esame i dati relativi a 16 laboratori dei Paesi Bassi per un totale di circa il 40% della popolazione coperta.
In tutto, sono stati analizzati 26.221 casi di influenza confermati fra il 2008 e il 2019. 401 persone hanno subìto almeno un infarto del miocardio entro un anno dalla diagnosi di influenza. In totale, gli attacchi cardiaci sono stati 419, 25 dei quali si sono verificati nei primi 7 …  (Continua) leggi la 2° pagina infarto, influenza, arterie,