Allarme diabete in corsia


Le nuove linee guida per gestire un fenomeno in crescita

Sono sempre più numerose le persone affette da diabete o da glicemia elevata ricoverate negli ospedali italiani, nei reparti di chirurgia, come in quelli di medicina o specialistici. Ma non sempre si ha la possibilità di consultare un diabetologo per impostare un adeguato iter diagnostico-terapeutico.
Eppure gestire correttamente il diabete (o le iperglicemie da stress o altro) è fondamentale per assicurare al paziente il miglior esito delle cure e una breve degenza. Alla luce di queste considerazioni gli esperti della Società Italiana di Medicina Interna (SIMI) hanno messo insieme una task force di esperti di varie società scientifiche per redigere delle linee guida ad hoc, un vero e proprio vademecum per la gestione del diabete o delle iperglicemie non-diabete durante il ricovero, anche da parte di non specialisti in materia. Le linee guida sono pubblicate sul portale del Sistema …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, glicemia, iperglicemia,

Il Covid aumenta il rischio di diabete


Il virus può accelerare l’insorgenza della malattia

L’infezione da Sars-CoV-2 potrebbe aumentare il rischio di diabete. Lo dice una lettera di ricerca pubblicata su Jama Network Open da Alan Kwan dello Smidt Heart Institute al Cedars Sinai Medical Center di Los Angeles.
Secondo il documento, l’infezione aumenterebbe il rischio soprattutto fra i non vaccinati. È probabile che l’infezione funzioni da acceleratore della malattia in soggetti già a rischio di diabete.
«Nelle prime fasi della pandemia, le persone che avevano superato l’infezione avevano un rischio maggiore di malattie cardiometaboliche di nuova insorgenza, tra cui diabete, ipertensione e iperlipidemia, mentre nell’attuale fase pandemica, dominata da varianti Omicron meno virulente, non è chiaro se il rischio cardiometabolico dopo l’infezione da SARS-CoV-2 persista o si sia attenuato, né se l’aver fatto il vaccino o meno sia associato a tali rischi», scrivono gli autori.
I …  (Continua) leggi la 2° pagina Covid, diabete, coronavirus,

Obesità, semaglutide cambia il rapporto con il cibo


Migliorati i comportamenti di controllo alimentare

Il farmaco semaglutide ha un effetto positivo sui pazienti obesi. Uno studio pubblicato su Obesity mostra che la terapia è associata a riduzione dell’appetito e a maggiore senso di sazietà dopo 20 settimane. Inoltre, il farmaco sembra migliorare il controllo del desiderio di cibo a 2 anni.
Per prevenire le complicanze dovute al peso eccessivo, le persone obese dovrebbero perdere almeno il 5% del peso corporeo, obiettivo difficile da raggiungere solo attraverso la dieta e l’esercizio fisico. Il cambio nello stile di vita, infatti, viene contrastato dalle modifiche compensatorie negli ormoni che regolano l’appetito, che agiscono per mantenere l’omeostasi del peso normale (adattamento metabolico).
La perdita di peso iniziale produce un aumento dell’ormone oressigeno grelina, che aumenta l’appetito, e una diminuzione degli ormoni anoressigeni come la leptina, il GLP-1, la colecistochinina …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, semaglutide, peso,

Gli zuccheri aggiunti mettono a rischio il cuore


Maggiori probabilità di malattie cardiovascolari con un consumo elevato

Uno studio apparso su BMC Medicine conferma la pericolosità degli zuccheri aggiunti per la nostra salute. Secondo le conclusioni della ricerca, infatti, aumentare l’apporto di fibre, cereali integrali e zuccheri non liberi – cioè quelli non aggiunti – ha effetti protettivi contro le malattie cardiovascolari.
«Studi recenti hanno mostrato che le associazioni tra carboidrati alimentari e malattia cardiovascolare (CVD) possono dipendere dalla qualità piuttosto che dalla quantità dei carboidrati consumati», esordisce Rebecca Kelly, della University of Oxford, autrice principale del lavoro. «Per approfondire la questione abbiamo valutato le associazioni tra i tipi e le fonti di carboidrati alimentari e l’incidenza di CVD. Inoltre, abbiamo esaminato le associazioni tra assunzione di carboidrati e trigliceridi all’interno delle sottoclassi di lipoproteine», prosegue l’esperta.
Il team ha …  (Continua) leggi la 2° pagina zucchero, diabete, cuore,

Il cuore dei neonati dipende dalla mamma


Stile di vita materno fondamentale per la salute cardiovascolare del bambino

Lo stile di vita della mamma è fondamentale per la salute cardiovascolare dei neonati. Non solo durante la gravidanza, ma anche prima di rimanere incinta, stando alle conclusioni di uno studio pubblicato su Circulation da un team della Feinberg School of Medicine della Northwestern University di Chicago, che ha curato un documento per conto dell’American Heart Association.
Il nuovo documento riassume i dati disponibili che collegano alcuni indicatori della salute femminile al decorso della gravidanza e alla salute dei figli nel corso della vita.
I fattori in questione sono l’attività fisica, l’alimentazione, il fumo, il peso, la pressione sanguigna, la glicemia, i livelli di colesterolo e la regolarità del sonno.
I dati indicano ad esempio che avere il diabete di tipo 2 prima di rimanere incinta è associato a un rischio più alto del 39% che il bambino soffra di malattie …  (Continua) leggi la 2° pagina cuore, bambini, alimentazione,

La metformina riduce i rischi di sostituzione articolare


Il rischio si riduce nei pazienti con diabete di tipo 2

Fra i pazienti con diabete di tipo 2 l’uso della metformina ha l’effetto di ridurre il rischio di sostituzione totale di un’articolazione. A dimostrarlo è uno studio pubblicato sul Canadian Medical Association Journal da un team della Southern Medical University di Guangzhou diretto da Zhaohua Zhu, che spiega: «Non era chiaro se l’uso di metformina fosse associato a un rischio ridotto di sostituzione articolare nei pazienti con diabete mellito di tipo 2. Per questo abbiamo cercato di stabilire se questo fosse vero nel caso della sostituzione totale del ginocchio (TKR) o dell’anca (THR) in questa popolazione».
Gli scienziati hanno lavorato su un campione di pazienti con diabete di tipo 2 diagnosticato fra il 2000 e il 2012 e appartenente a un database nazionale di Taiwan. Sono stati inclusi 20.347 soggetti non trattati con metformina e 20.347 che invece avevano ricevuto il farmaco. L’età …  (Continua) leggi la 2° pagina metformina, ginocchio, articolare,

Diabete, coinvolgere il paziente nella scelta del farmaco


La scelta dei pazienti sembra coincidere con una maggiore efficacia

Uno studio dell’Università di Exeter e dell’Università di Dundee ha analizzato gli effetti di un approccio terapeutico al diabete basato sulla condivisione con il paziente della scelta del farmaco da utilizzare.
Lo studio TriMaster ha permesso ai pazienti di scegliere fra sitagliptina, canagliflozina e pioglitazone. «Le preferenze dei pazienti sono importanti per scegliere i composti da prescrivere in malattie croniche come il diabete di tipo 2, dove sono disponibili molte molecole di diverse categorie», spiega la prima autrice Beverley Shields del Dipartimento di scienze cliniche e biomediche dell’Università di Exeter.
La scelta del paziente aiuta a ottimizzare l’efficacia clinica della terapia e a ridurre i potenziali effetti collaterali. «E poiché la risposta al medesimo farmaco può variare in modo notevole tra gli individui, la decisione su quale assumere dovrebbe coinvolgere …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, farmaco, paziente,

Steatosi epatica, ridurre l’emoglobina glicata aiuta


Nei pazienti con diabete di tipo 2 è elemento imprescindibile

Le persone con diabete di tipo 2 possono migliorare la percentuale di grasso epatico e lo stadio di fibrosi epatica intervenendo sui livelli di emoglobina glicata.
A dirlo è uno studio pubblicato su Nutrition, Metabolism & Cardiovascular Diseases da un team dell’Università di Oxford.
La steatosi epatica non alcolica (NAFLD) è un disturbo comune che colpisce il 25% della popolazione mondiale. È spesso considerata la manifestazione epatica della sindrome metabolica ed è strettamente associata all’obesità e al diabete di tipo 2. Ha una morbilità e mortalità associate attraverso cause epatiche specifiche, ma soprattutto attraverso esiti cardiovascolari avversi. Al momento non ci sono terapie specifiche, si punta infatti a una perdita di peso e alla riduzione del rischio cardiovascolare.
In un’analisi dei dati di adulti con diabete di tipo 2 che utilizzavano un inibitore SGLT2, un …  (Continua) leggi la 2° pagina steatosi, epatica, emoglobina,

Pancreas artificiale utile anche per il diabete di tipo 2


Il sistema consente di mantenere la glicemia nei parametri standard

Il pancreas artificiale può essere utile anche ai pazienti con diabete di tipo 2. La somministrazione di insulina automatizzata consente infatti ai pazienti di restare nell’intervallo glicemico target il doppio del tempo rispetto alla terapia normale.
A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Nature Medicine da un team della University of Cambridge guidato da Aideen Daly.
Charlotte Boughton, coautrice dello studio, commenta: «Molte persone affette da diabete di tipo 2 lottano per gestire i livelli di zucchero nel sangue utilizzando i trattamenti attualmente disponibili, come le iniezioni di insulina. Il pancreas artificiale può fornire un approccio sicuro ed efficace per aiutarli, è una tecnologia semplice da usare e può essere implementata in sicurezza a casa».
Nello studio che ha coinvolto 28 adulti affetti da diabete di tipo 2 è stato utilizzato il sistema CamAPS HX, che si è …  (Continua) leggi la 2° pagina diabete, glicemia, zuccheri,

Dapagliflozin per l’insufficienza cardiaca


Il farmaco riduce il rischio e abbassa la mortalità

Uno studio pubblicato su Nature Medicine mostra la sicurezza e l’efficacia di dapagliflozin nei pazienti che soffrono di scompenso cardiaco con frazione di eiezione migliorata (HFimpEF).
Lo studio DELIVER ha valutato l’utilizzo di dapagliflozin in un campione di 6.263 soggetti con scompenso cardiaco sintomatico, il 18% dei quali aveva HFimpEF. Metà del campione è stato assegnato a ricevere 10 mg di dapagliflozin, e l’altra metà placebo.
Sono stati inclusi nello studio gli individui con/senza diabete mellito di tipo 2 e quelli ricoverati in ospedale o che hanno fornito assistenza in regime ambulatoriale per il peggioramento dell’insufficienza cardiaca.
L’outcome principale era il deterioramento dell’insufficienza cardiaca o della morte per malattie cardiovascolari. Gli esiti secondari dello studio includevano il numero totale di eventi di scompenso cardiaco, come ricoveri ospedalieri …  (Continua) leggi la 2° pagina scompenso, dapagliflozin, molecola,