L’attività fisica contro la steatosi epatica


Praticarla regolarmente riduce il grasso epatico

Praticare attività fisica riduce le probabilità di accumulare grasso epatico. I pazienti attivi almeno 150 minuti alla settimana mostrano infatti una probabilità 3,5 volte più alta di raggiungere una risposta clinicamente significativa nella riduzione del grasso del fegato.
A dirlo è uno studio pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology da un team della Pennsylvania State University di Hershey. La steatosi è un fattore di rischio indipendente per l’intero spettro dei danni epatici, inclusi infiammazione e fibrosi. In Italia, la prevalenza della steatosi epatica non alcoolica è compresa tra il 22,5% e il 27%, nella popolazione generale, con una prevalenza del 2% di fibrosi avanzata dovuta a NAFLD.
La prevalenza aumenta nei pazienti con malattie metaboliche, fra cui la sindrome metabolica. La NAFLD si manifesta nel 54-90% dei casi di obesità. Uno studio ha mostrato un rischio …  (Continua) leggi la 2° pagina grasso, epatico, steatosi,

Tumore del fegato: combinazione durvalumab-tremelimumab


Approvata nell’Unione Europea mostra dati incoraggianti sulla sopravvivenza

La combinazione immunoterapica di durvalumab e una singola dose di tremelimumab di AstraZeneca è stata approvata nell’Unione Europea (EU) per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma epatocellulare (HCC) avanzato o non resecabile.
L’approvazione da parte della Commissione Europea fa seguito al parere positivo di dicembre 2022 del Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’Agenzia Europea del Farmaco e si basa sui risultati positivi dello studio di Fase III HIMALAYA pubblicati nel New England Journal of Medicine Evidence.
“I risultati dello studio HIMALAYA, in cui è stato utilizzato un innovativo approccio di priming immunitario con una singola dose di tremelimumab seguita da durvalumab in monoterapia, forniscono un’importante arma aggiuntiva nel trattamento di prima linea del tumore del fegato in fase avanzata – …  (Continua) leggi la 2° pagina fegato, tremelimumab, immunoterapia,

Ipercolesterolemia, scoperto meccanismo chiave


La chiave del meccanismo molecolare è la proteina PCSK9

Uno studio pubblicato su Molecular Medicine ha svelato i dettagli di un meccanismo molecolare che regola il colesterolo cattivo LDL. Alla base c’è il lavoro della proteina PCSK9, scoperta nel 2003 dal dott. Nabil G. Seidah, direttore dell’Unità di ricerca di biochimica neuroendocrina presso il Montreal Clinical Research Institute e professore all’Università di Montreal.
Il dott. Seidah è tra i firmatari di questo nuovo studio realizzato insieme alla dott.ssa Carole Fruchart Gaillard dell’Università Paris-Saclay e alla dott.ssa Lidia Ciccone dell’Università di Pisa.
L’implicazione di PCSK9 nella regolazione delle LDLc ha rappresentato un punto di svolta nello sviluppo di trattamenti più efficaci per l’ipercolesterolemia e le malattie cardiovascolari associate. I trattamenti attuali, che combinano statine con anticorpi monoclonali iniettati per via sottocutanea o siRNA diretti al fegato, …  (Continua) leggi la 2° pagina aterosclerosi, colesterolo, Ldl,

Iperossaluria primitiva, pubblicate le nuove linee guida


Raccomandazioni elaborate da un gruppo di esperti

Dopo oltre dieci anni, per l’iperossaluria primitiva sono disponibili delle nuove linee guida, pubblicate pochi giorni fa sulla rivista Nature Reviews Nephrology. Un lavoro durato un anno, che ha coinvolto un gruppo di esperti provenienti da otto nazioni, membri del consorzio OxalEurope e della rete di riferimento europea per le malattie renali rare ERKNet.
L’iperossaluria primitiva (PH) è una malattia genetica rara dovuta al deficit di enzimi del fegato responsabili della detossificazione del gliossilato, una molecola che quando si accumula genera ossalato. È proprio questa aumentata produzione di ossalato che porta alla formazione di calcoli renali e al progressivo deterioramento di tutto l’apparato urinario, come spiega la prof.ssa Barbara Cellini, ricercatrice dell’Università degli Studi di Perugia e membro dello Steering Committee di OxalEurope.
“Negli ultimi anni numerosi gruppi …  (Continua) leggi la 2° pagina iperossaluria, enzimi, ossalato,

Tumore delle vie biliari, durvalumab più chemio


Approvato nell’Unione Europea come primo regime immunoterapico

Durvalumab di AstraZeneca è stato approvato nell’Unione Europea (EU) per il trattamento di prima linea dei pazienti adulti con carcinoma delle vie biliari (BTC) non resecabile o metastatico in combinazione con chemioterapia (gemcitabina più cisplatino).
L’approvazione della Commissione Europea si basa sui primi risultati dello studio di Fase III TOPAZ-1, pubblicati nel New England Journal of Medicine Evidence, e sull’aggiornamento dei dati presentato all’European Society for Medical Oncology (ESMO) Congress 2022. L’approvazione fa seguito alla raccomandazione positiva da parte del Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use) della European Medicines Agency di novembre 2022.
All’analisi ad interim, l’associazione di durvalumab alla chemioterapia ha ridotto il rischio di morte del 20% rispetto alla sola chemioterapia (rapporto di rischio [HR] …  (Continua) leggi la 2° pagina fegato, biliari, tumore,

Fegato grasso, 1 caso su 6 è colpa dei fast food


Sale il rischio di steatosi epatica non alcolica in chi mangia male

Consumare il 20% delle calorie giornaliere da cibi da fast food è legato a un aumento del rischio di steatosi epatica non alcolica. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Clinical Gastroenterology and Hepatology.
“Il consumo di fast food è stato collegato al diabete e all’obesità, ma ci sono pochissimi dati clinici o basati sulla popolazione su come il consumo di fast food influisca sul rischio di sviluppare il fegato grasso, che è una malattia del fegato sensibile alla dieta e che può portare a cirrosi e cancro”, ha sottolineato Ani Kardashian, assistente professore di malattie gastrointestinali ed epatiche presso la Keck School of Medicine della University of Southern California.
I ricercatori hanno utilizzato i dati di 3.954 adulti che hanno partecipato al National Health and Nutrition Examination Survey dal 2017 al 2018.
I ricercatori hanno quantificato il grasso epatico, …  (Continua) leggi la 2° pagina obesit, steatosi, fegato,

Covid, cos’è l’acido ursodesossicolico


Il vecchio farmaco sembra offrire protezione

L’Udca va a ruba in Cina. L’acido ursodesossicolico sembra mostrare una certa efficacia nei confronti della malattia da Covid-19. Il farmaco – testato su miniorgani cresciuti in laboratorio – ha mostrato la capacità di ostacolare l’ingresso del virus nell’organismo.
Il farmaco agisce bloccando una proteina sensibile agli acidi biliari chiamata recettore X farnesoide o FXR, che si trova in grandi quantità nel fegato. L’effetto indiretto è la riduzione della proteina ACE2, quella utilizzata dal virus per entrare nell’organismo.
Gli organoidi trattati con il farmaco hanno mostrato una netta riduzione di ACE2 e dei livelli infetti di Sars-CoV-2. Si tratta di una strategia protettiva da affiancare ai vaccini, e si mostra particolarmente importante per chi ha un sistema immunitario debole o per chi, per vari motivi, non può accedere alla vaccinazione.
“Ove possibile – ha precisato Fotios …  (Continua) leggi la 2° pagina coronavirus, sintomi, saturimetro,

Tumore del fegato, Hdl basso lo può predire


In pazienti con fegato grasso anticipa la diagnosi

Fino a pochi anni fa la maggior parte delle patologie tumorali del fegato erano associate alle infezioni da epatite B e C. Oggi invece è noto che il tumore del fegato più frequente nei soggetti tra i 55 e 75 anni è l’epatocarcinoma che si sviluppa in soggetti senza infezione, apparentemente sani, che non avvertono alcun sintomo, ma che a livello del fegato già presentano una condizione patologica di steatosi, ossia un accumulo di grasso che può portare a una successiva fibrosi.
L’epatocarcinoma è considerato dalla European Association for the Study of Liver Disease un tumore “metabolico”. Nei soggetti dismetabolici, infatti, l’eccessivo accumulo di grasso nel fegato provoca un’infiammazione delle cellule, determinando una vera e propria epatite da grasso e conseguentemente una fibrosi epatica. Tale condizione costituisce un terreno molto fertile per lo sviluppo …  (Continua) leggi la 2° pagina fegato, grasso, colesterolo,

Le fibre raffinate aumentano il rischio di cancro al fegato


In soggetti con difetti del sistema immunitario l’inulina ha effetti nocivi

Le diete ricche di fibre raffinate possono aumentare il rischio di cancro al fegato. Lo dice uno studio pubblicato su Gastroenterology da un team dell’Università di Toledo guidato da Matam Vijay-Kumar, docente del Dipartimento di fisiologia e farmacologia del College of Medicine and Life Sciences e autore dello studio pubblicato su Cell, che spiega: «L’ipotesi su cui lavoriamo de tempo è che molte malattie abbiano origine intestinale, e questo studio supporta quel concetto».
Lo studio dimostra che un’alta percentuale di topi con difetti del sistema immunitario si ammalava di cancro al fegato se seguiva una dieta con aggiunta di inulina.
«L’inulina è un carboidrato non digeribile dagli enzimi dell’organismo presente in diversi alimenti di origine vegetale ed estratta soprattutto dalla cicoria o dal carciofo che viene aggiunta come additivo al cibo per migliorarne il sapore», spiega il …  (Continua) leggi la 2° pagina dieta, fibre, cancro,