Delirio post-operatorio associato a declino cognitivo


Il declino appare più rapido del 40 per cento

Nei soggetti che mostrano delirio post-operatorio il tasso di declino cognitivo è più rapido del 40%. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine da un team della Warren Alpert Medical School della Brown University di Providence guidato da Zachary Kunicki, che spiega: «Dobbiamo ancora determinare se il delirio causi questo tasso di declino più rapido o se sia semplicemente un indicatore di coloro che sono a rischio di sperimentare tassi di declino più rapidi».
Il campione oggetto dello studio era formato da 560 anziani dai 70 anni in poi, dei quali è stata misurata la cognizione ogni 6 mesi per 36 mesi, e poi ogni anno per 6 anni.
Sono stati utilizzati 11 test cognitivi, dai quali è emerso che i cambiamenti cognitivi dopo l’intervento chirurgico erano complessi e che il delirio aveva la capacità di influenzare ogni punto temporale. Si è registrato un deciso calo …  (Continua) leggi la 2° pagina declino, cognitivo, delirio,

L’epilessia dopo un’encefalite autoimmune


Può diventare cronica se non si interviene

È fondamentale riconoscere una crisi epilettica successiva a un’encefalite autoimmune. In caso di mancato intervento, infatti, le crisi potrebbero diventare croniche.
È quanto sottolinea uno studio pubblicato sul Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry da un team del Policlinico San Martino di Genova diretto da Flavio Villani. Il riconoscimento e il trattamento precoce della malattia possono ridurre il rischio di sequele irreversibili a lungo termine.
«Riconoscere tempestivamente questi pazienti a rischio è fondamentale, perché così si può accelerare l’inizio di un’immunoterapia riducendo il rischio di un danno cerebrale permanente, che può portare a un’epilessia cronica, irreversibile e difficile da gestire», spiega Villani, autore senior dello studio.
I ricercatori hanno descritto i risultati clinici e paraclinici, le …  (Continua) leggi la 2° pagina epilessia, encefalite, autoimmune,

Parkinson, rischi dal tricloroetilene


Alcune sostanze aumentano il rischio di insorgenza della patologia

Uno studio pubblicato sul Journal of Parkinson’s Disease segnala l’effetto del tricloroetilene sui meccanismi di insorgenza del morbo di Parkinson. Secondo lo studio firmato da ricercatori della University of Rochester Medical Center, il solvente contribuirebbe in maniera decisa all’aumento dei tassi di insorgenza della malattia che si sta riscontrando in questi ultimi anni.
«Il TCE era impiegato in una serie di applicazioni industriali, di consumo, militari e mediche», spiegano Ray Dorsey, Ruth Schneider e Karl Kieburtz, coordinatori della ricerca. Dopo aver raggiunto l’apice negli anni ’70, l’uso del solvente è via via diminuito, ma ancora oggi viene utilizzato per sgrassare il metallo e per la pulizia a secco.
Il TCE è una sostanza cancerogena ed è legata anche agli aborti spontanei e a malattie congenite cardiache. Riguardo al Parkinson, le analisi mostrano un …  (Continua) leggi la 2° pagina parkinson, solventi, sostanze,

Alzheimer, l’alimentazione che riduce le placche


Dieta MIND e mediterranea riducono placche amiloidi e grovigli di tau

Gli accumuli delle due proteine responsabili dell’Alzheimer – l’amiloide e la tau – possono essere contrastati da un regime alimentare che preveda il ricorso alla dieta MIND o alla dieta mediterranea.
Lo ricorda uno studio pubblicato su Neurology da un team della Rush University di Chicago diretto da Puja Agarwal, che spiega: «Sebbene la nostra ricerca non possa provare che una dieta sana abbia portato a un minor numero di depositi cerebrali di placche amiloidi, che sono anche indicatori della malattia di Alzheimer, sappiamo che esiste una relazione tra l’alimentazione e queste placche, e seguire la dieta MIND e la dieta mediterranea può essere un modo per migliorare la salute cerebrale e proteggere la cognizione man mano che si invecchia».
Allo studio hanno partecipato 581 soggetti con età media di 84 anni al momento della valutazione della dieta. I volontari hanno accettato di …  (Continua) leggi la 2° pagina alzheimer, mediterranea, Mind,

Emicrania come fattore di rischio per il parto


Associata a parto prematuro, ipertensione e preeclampsia

Una diagnosi di emicrania prima di una gravidanza è associata a un rischio più elevato di complicanze per la donna e il neonato. In particolare, aumentano le possibilità di parto prematuro, ipertensione e preeclampsia.
A dirlo è uno studio pubblicato su Neurology da un team del Brigham and Women’s Hospital diretto da Alexandra Purdue-Smithe, che ha passato in rassegna 30.555 gravidanze di 19.694 donne.
Le donne vengono colpite dall’emicrania in misura 2-3 volte maggiore rispetto agli uomini. I ricercatori americani hanno esaminato l’emicrania diagnosticata prima della gravidanza, il tipo di emicrania e l’incidenza degli esiti della gravidanza.
È così emerso che l’emicrania prima della gravidanza si associa a un rischio maggiore del 17% di parto prematuro, del 28% di ipertensione gestazionale e a un rischio maggiore del 40% di preeclampsia rispetto all’assenza di emicrania. …  (Continua) leggi la 2° pagina emicrania, preeclampsia, ipertensione,

La citicolina per il deterioramento cognitivo


L’uso terapeutico del farmaco anche nella fase successiva a un ictus

Si è tenuto a Genova il Citicolina DAY, un appuntamento scientifico internazionale, che ha coinvolto i massimi esperti geriatri e neurologi in declino cognitivo e demenza con un obiettivo comune: la gestione multidisciplinare e i nuovi approcci terapeutici della citicolina nel paziente affetto da patologie neurodegenerative.
Se si parla di neuroprotezione, senza dubbio la citicolina è riconosciuta per il suo meccanismo d’azione unico ma soprattutto per le sue evidenze sperimentali e cliniche. La citicolina è, infatti, un precursore fisiologico dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione della plasticità sinaptica e nella trasmissione neuronale che è alla base dell’elaborazione del pensiero critico, della memoria visuale, auditiva e spaziale.
“In realtà, la citicolina si è già rivelata efficace in terapie di combinazione contro il deterioramento cognitivo …  (Continua) leggi la 2° pagina citicolina, ictus, neuronale,

Un braccialetto per scacciare il mal di testa


Dispositivo indossabile previene e cura gli attacchi emicranici

Un nuovo dispositivo indossabile potrebbe rivelarsi molto efficace per il contrasto all’emicrania. Lo hanno testato alcuni ricercatori dell’Headache Center of Southern California coordinati da Andrew Blumenfeld.
Lo studio, pubblicato sul Journal of Headache, illustra il funzionamento di un braccialetto in grado di inviare lievi impulsi elettrici indolori che attivano meccanismi analgesici endogeni.
Il dispositivo per la neuromodulazione elettrica remota (REN) si chiama Nerivio. È senza fili, si controlla con un’app e viene alimentato a batteria. La Fda americana ne ha approvato l’utilizzo dai 12 anni in poi. Per il trattamento acuto degli attacchi di emicrania, il dispositivo viene applicato per 45 minuti all’avambraccio.
Nerivio è stato sviluppato dalla startup israeliana Theranica, che ne ha testato l’efficacia in due sperimentazioni …  (Continua) leggi la 2° pagina emicrania, braccialetto, impulsi,

Cosa sono i cavernomi cerebrali


In Italia ne è affetta circa 1 persona ogni 200

Si stima che circa 300.000 persone in Italia abbiano un cavernoma cerebrale (o angioma cavernoso), circa 1 persona ogni 200. “Molti, però, non lo sanno e alcuni non lo sapranno mai perché il loro cavernoma non avrà mai una rilevanza clinica”, spiega alla Dire Christian Brogna, esperto internazionale nella chirurgia avanzata delle neoformazioni cerebrali e del midollo spinale. “I cavernomi possono localizzarsi nel cervello, nel cervelletto, nel tronco cerebrale o, più raramente, nel midollo spinale”. Ogni anno circa 1 persona ogni 400.000 riceve una diagnosi di cavernoma cerebrale.
Ma cosa sono i cavernomi? “Sono malformazioni vascolari rotondeggianti, simili a una mora, costituiti da un agglomerato di vasi anomali con pareti molto delicate. Possono misurare da pochi millimetri ad alcuni centimetri – continua Brogna – non sono tumori cerebrali e non metastatizzano ad altre parti del …  (Continua) leggi la 2° pagina cavernomi, cerebrali, malformazioni,

Di notte si soffre di più


La percezione del dolore cambia a seconda dell’ora

Nel corso delle 24 ore la nostra percezione del dolore cambia, rendendoci più sensibili fra le 3 e le 4 di notte. A rivelarlo è uno studio del Neuroscience Research Centre di Lione coordinato da Claude Gronfier.
La ricerca è stata realizzata su 12 volontari sottoposti al cosiddetto protocollo di routine costante, condizione che annulla il senso del tempo. La luce e la temperatura sono costanti, si possono mangiare piccoli snack ogni ora, non si può dormire né alzarsi per andare al bagno. In questo modo tutti i cambiamenti biologici registrati dipendono dal ritmo circadiano interno e non dall’ambiente.
Questa vita sospesa è durata 34 ore. Ogni 2 ore i volontari sono stati sottoposti a un test per valutare la soglia del dolore. Alla pelle veniva avvicinato uno strumento a calore crescente che i volontari dovevano chiedere di allontanare quando iniziavano a sentire dolore.
È emerso …  (Continua) leggi la 2° pagina dolore, notte, percezione,

Gli ultrasuoni contro i tremori del Parkinson


I vantaggi dell’ultrasonografia focalizzata

Un trattamento avanzato a base di ultrasuoni può eliminare i fastidiosi tremori dovuti al Parkinson. La terapia si chiama MRgFUS, acronimo di Magnetic Resonance guided Focused UltraSound, cioè ultrasonografia focalizzata con guida a risonanza magnetica.
A parlarne è uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine da un team internazionale di ricercatori fra cui alcuni dell’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano.
«Abbiamo cominciato a usare questa tecnica dal 2019 per il tremore parkinsoniano e ormai abbiamo superato i 140 casi, con risultati che i pazienti definiscono toccanti —raccontano il neurologo Roberto Eleopra e il neurochirurgo Francesco Di Meco, che gestiscono il trattamento nell’istituto milanese— L’entusiasmo dei guariti è tale che talvolta dobbiamo invitarli a non cambiare le loro abitudini di vita …  (Continua) leggi la 2° pagina ultrasuoni, Parkinson, tremore,